Bridget Jones vedova su Tinder, a febbraio in sala l’ultimo capitolo della saga – Il trailer
È stato rilasciato il trailer del quarto e ultimo capitolo della saga di Bridget Jones, uno dei personaggi inglesi, letterario prima e cinematografico dopo, più noti al pubblico mondiale. Bridget Jones, considerata una delle icone femminili per eccellenza del XXI secolo, tornerà in sala il prossimo 25 febbraio e, a quanto pare, riproporrà ancora una volta le disavventure della single disperata interpretata fin dal primo episodio della saga (Il diario di Bridget Jones, 2001) da Renée Zellweger, che per il suo lavoro venne anche candidata al Premio Oscar come migliore attrice protagonista. Dal trailer si intuisce che Bridget Jones, vedova e madre di due bambini, avuti con Mark Darcy (Colin Firth), viene nuovamente catapultata nel mondo dei single, chiaramente assai diverso da quello di oltre vent’anni prima, e finirà per dividersi tra due nuovi potenziali partner: il maestro del figlio e un giovanotto di 25 anni conosciuto su Tinder, la popolare app per incontri. In realtà nel cast sarà presente di nuovo anche Hugh Grant, rappresentazione, fin dal primo episodio, del predatore sessuale vizioso, un lato delle interpretazioni dell’attore inglese ai tempi piuttosto inedito, abituati come eravamo a vederlo nei panni, al contrario, dell’eroe romantico di cult del genere come Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill. Gli episodi due e tre di una saga da oltre 800 milioni di dollari di incassi sono: Che pasticcio, Bridget Jones! e Bridget Jones’s Baby.
La storia di Bridget Jones: dai giornali all’editoria, fino al cinema
Bridget Jones rappresenta il personaggio femminile protagonista che il mondo a cavallo tra i due millenni stava aspettando. Viene creato a metà degli anni ’90 da Helen Fielding attraverso una rubrica sui giornali The Independent e The Daily Telegraph. L’intento era quello di aprire la finestra sul mondo delle donne in un’epoca post femminista, tra pungenti frecciate alla borghesia londinese, i primi segnali di una società basata essenzialmente sull’immagine e l’incubo di essere vista da famiglia e conoscenti come «la zitella». La rubrica ottiene un larghissimo successo, tanto che i vari articoli della Fielding vengono impacchettati e venduti in forma di romanzo, che si ispira dichiaratamente a Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen e che diviene subito talmente popolare (10 milioni di copie vendute) da essere considerato il primissimo esempio di chick lit («letteratura per ragazze»). Il passaggio sul grande schermo poi è praticamente scontato, per il ruolo della protagonista vengono considerate Kate Winslet, che all’epoca però era troppo giovane, Toni Collette, che rifiutò per impegni a Broadway e la due volte candidata all’Oscar Helena Bonham Carter. Ma alla fine a spuntarla fu Renée Zellweger, una scelta che lì per lì fece discutere non poco essendo lei americana e Bridget Jones ormai un orgoglio della cultura pop britannica, «Mi aspettavo la polemica – dichiarerà poi l’attrice texana – capisco che gli inglesi siano arrabbiati: so quanto è ristretto il mercato per le attrici inglesi. Arriva una parte così magnifica come Bridget Jones e capisci che ogni attrice inglese vorrebbe recitarla». C’è da dire che l’attrice, che prima di allora avevamo notato in altri film di successo come Giovani, carini e disoccupati, Jerry Maguire e Io, me & Irene, si impegnò tanto per colmare il gap. Per prepararsi al ruolo infatti lavorò sull’accento inglese con la coach Barbara Berkery, che aveva già guidato in un percorso simile Gwyneth Paltrow per Shakespeare in Love, ingrassò di ben 12 kg e venne impiegata come tirocinante per due settimane presso la casa editrice Picador, dove prese telefonate, preparò caffè e fece fotocopie con il nome di Bridget Cavendish.