Brunello Cucinelli e il voto in Umbria: «Le donne in politica meglio degli uomini»
Lo stilista Brunello Cucinelli ha invitato i suoi collaboratori ad andare a votare alle elezioni regionali in Umbria. Perché «il voto è una cosa seria», dice oggi in un’intervista a La Stampa. Anche nella sua regione, dove si sfidano Donatella Tesei e Stefania Proietti. Prima è stato a New York durante le elezioni. E dice che «Trump ha modi diversi da quelli che desidero». Perché era un fan di Barack Obama: «Conservo tutti i suoi discorsi. Appena eletto disse che avrebbe visto subito i suoi nemici». Ma nel colloquio con Maria Corbi l’imprenditore parla anche del suo endorsement per la sindaca di Assisi e per il centrosinistra. Perché lui è nato da una famiglia di socialisti: «Ho votato anche socialdemocratico prima che il partito sparisse». E non cambierà mai idea: «Non voto l’uomo ma la mia concezione politica».
Cucinelli e Proietti
«I carabinieri di Passignano mi hanno consegnato il documento con cui mio nonno si presentò al Comune per fare il consigliere. Di sé scriveva: “Ferdinando Cucinelli è socialista ma è una brava persona”: quel foglio ora è appeso a casa mia. Con il rettore di Perugia, Maurizio Olivieri, abbiamo parlato molto di bella politica a prescindere dall’appartenenza e di come restaurarne una versione rispettosa di chi la pensa diversamente. Per questo a dicembre aprirò a Solomeo la scuola di “Buona Politica”», dice. Mentre sulle donne in politica «mi fa piacere che ci siano ma mi interessa soprattutto che siano persone perbene. Vivo circondato da donne, non mi fa effetto vederle al potere. L’Umbria poi è sempre stata l’avanguardia. Le donne, da madri, sono meno propense a distruggere».
Meloni e Schlein
Su Giorgia Meloni ed Elly Schlein: «Le ho incontrate entrambe e sono stati colloqui interessanti e garbati. Nella prima telefonata di Meloni mi chiese un consiglio e le dissi di essere gentili e rispettosi. Mi rispose che non era facile e replicai che quella era la sfida. L’alternanza è fondamentale per una democrazia. Come ci ricorda Solone, dal trono del tiranno nessuno scende mai vivo. È una metafora della politica e della vita».