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Catania, la strana storia della Guardia di Finanza che intercetta la Guardia di Finanza

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Indagine su un ufficiale delle Fiamme Gialle e un poliziotto. Il primo ascoltava i discorsi dei suoi sottposti. L'altro cercava informazioni sulle indagini altrui per avere encomi

A Catania per accesso abusivo a sistema informatico sono indagate tre persone. Una è Massimo Romanelli, ceo della GR Sistemi che fornisce sistemi di intercettazione alle procure italiane. Poi c’è Salvatore Malfa, responsabile dell’azienda a Siracusa. E infine un ufficiale della Guardia di Finanza. Che si chiama Mario Bordi e su sua richiesta Malfa aveva installato i suoi apparati nelle stanze delle fiamme gialle proprio a Siracusa. In questo modo Bordi aveva modo di intercettare i suoi sottoposti. Ma in questa storia della Guardia di Finanza che intercetta la Guardia di Finanza rivelata oggi dal Fatto Quotidiano c’è di più che l’ennesimo caso di spionaggio. Perché gli accusati, secondo la procura, accedevano anche ai software per l’ascolto delle intercettazioni. Bucati in 51 casi dal 5 settembre al 30 gennaio 2021.

L’inchiesta sulla Gdf di Catania

Quel giorno a Malfa viene sequestrato il telefono. Perché, sempre secondo l’accusa, «rivelava a Romanelli notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete. Inviandogli attraverso Whatsapp fotogrammi estrapolati da servizi di intercettazione video-ambientale in corso. E comunicandogli anche dove erano installati i sistemi di ascolto. Malfa accedeva anche fino al 2017 a sistemi informatici come Omnilog e G-tel. Ascoltando così i contenuti delle captazioni. E senza essere formalmente assunto dalla GR Sistemi. I capi d’imputazione sono in totale 32. Tra gli indagati c’è Giuseppe Giliberto, sostituto commissario in servizio presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Siracusa. In concorso con Malfa, scrive l’accusa, «asserviva stabilmente la propria funzione agli interessi privati del concorrente in cambio della reciproca soddisfazione delle rispettive richieste».

L’ufficiale di polizia giudiziaria

Ovvero: Giliberto faceva ricerche nella banca dati Sdi per i precedenti di polizia dei nominativi indicati da Malfa. Il quale invece gli dava informazioni sulle intercettazioni. E, in un caso, persino il numero di telefono e l’Imei del cellulare di un latitante. Per fargli aquisire informazioni utili alla cattura di Stefano Rizzotto. E «nella prospettiva di conseguire titoli di merito funzionali all’accrescimento del suo prestigio professionale ovvero della sua considerazione nella comunità lavorativa». In un altro caso Malfa rivelava a un poliziotto e ad alcuni carabinieri un’indagine su un brigadiere accusato di violenza sessuale.

La riunione massonica

Agli atti c’è anche una “riunione massonica”. Ovvero un evento collegato a un’indagine in corso. Malfa il 3 e 4 maggio e il 19 agosto 2018 «si introduceva abusivamente nel sistema informatico costituito dall ’applicativo delle intercettazioni in corso presso il suddetto ufficio e acquisiva filmati e immagini relativi a una intercettazione video-ambientale, nonché i file audio relativi a intercettazioni telefoniche, in corso nel procedimento penale pendente a Siracusa». A Luca Olivieri, tecnico addetto all’unità locale della Gr Sistemi, è contestato di aver preso «cognizione dei contenuti di intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ambito di non meno di 22 procedimenti penali». In un altro caso «si introduceva abusivamente nel sistema informatico costituito dal registro informatizzato e prendeva cognizione della attivazione dei servizi di intercettazione telematica assegnati a una ditta diversa dalla Gr Sistemi».

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