Trump e il terzo mandato. Ecco come potrebbe ottenerlo
Nel suo discorso appena atterrato a Washington per riprendere contatto con le istituzioni americane e con il presidente uscente Joe Biden, il presidente eletto Donald Trump ha scherzato esplicitamente sulla possibilità di correre per un terzo mandato. Al momento a tarpare le ali alla suggestione del tycoon c’è il 22esimo emendamento della costituzione americana che impedisce a chiunque sia stato presidente per almeno due anni di tornare ad esserlo più di una volta. In che modo Donald Trump potrebbe scavalcare il divieto? Quanto è concreta la possibilità di vedere una terza presidenza?
Il 22esimo emendamento e il limite di due mandati negli Usa
Come riporta la testata statunitense Vox, citando Michael McConnell, professore di diritto costituzionale presso l’Università di Stanford, annullare un emendamento costituzionale richiede un consenso schiacciante da parte del Congresso e degli Stati. Un sostegno che, secondo il docente, Trump non sarebbe in grado di ottenere. Ratificato nel 1951, l’emendamento recita:
«Nessuna persona può essere eletta alla carica di presidente più di due volte, e nessuna persona che ha ricoperto la carica di Presidente, o ha agito come Presidente, per più di due anni di un mandato per il quale un’altra persona è stata eletta Presidente può essere eletta alla carica di Presidente più di una volta».
Ma revocare un emendamento della costituzione statunitense non è per niente semplice.
Revocare il 22esimo emendamento: la via del Congresso
Il primo modo in cui è possibile farlo impone che due terzi della Camera (almeno 290 membri su 435) e del Senato (almeno 67 membri) accolgano la revoca. Una volta ottenute entrambe le approvazioni almeno tre quarti di tutti gli stati (38) dovrebbero acconsentire al cambiamento. Al momento i repubblicani controllano 53 seggi al Senato e 216 alla Camera, ma secondo i pronostici il Grand Old Party raggiungerà la maggioranza: 218 seggi. Dunque, pur controllando la maggioranza di entrambe le camere del Congresso, il partito repubblicano rimane lontano dalla soglia necessaria a revocare l’emendamento. Vi sarebbe poi il voto degli Stati. Nell’ultima elezione, Harris ha vinto in 20 Stati su 50, ma il dato non è necessariamente indicativo di cosa deciderebbe ciascuno di essi.
Revocare il 22esimo emendamento: la via della Contitutional Convention
Un secondo modo per abrogare un emendamento richiederebbe la convocazione di una Constitutional Convention, che due terzi degli stati (34) dovrebbero sostenere inviando i propri delegati. Qualsiasi emendamento proposto nella Convention avrebbe comunque bisogno della ratifica di tre quarti degli stati (38). Da quando l’emendamento è stato approvato nel 1951, sono state avanzate numerose proposte al Congresso per abrogarlo, ma sono state tutte respinte per mancanza di sostegno: l’ultima volta nel 2011. Ciò fa di Franklin D. Roosevelt l’unico presidente degli Usa ad aver servito per più di due mandati.
L’ascesa del vicepresidente
Trump potrebbe però sfruttare un’altra opzione. Infatti, in teoria, il 22° emendamento non impedisce a un ex presidente che ha già servito due mandati di diventare vicepresidente in un mandato successivo. In quanto vicepresidente, Trump potrebbe poi potenzialmente ascendere alla presidenza se il presidente eletto si dimettesse. Un’ipotesi che però è vista con scetticismo da McConnel: «Potrebbe accadere in teoria, ma non accadrà».
La contestazione alla Corte Suprema
Trump potrebbe anche provare a contestare l’emendamento alla Corte Suprema, forte dei giudici da lui designati. Secondo Adam Winkler, professore di legge alla UCLA, qualsiasi contestazione di un emendamento costituzionale si baserebbe probabilmente su argomentazioni secondo cui la procedura utilizzata per approvare l’emendamento sarebbe in qualche modo difettosa. Caso che, afferma Winkler, è «impossibile», dato che questo emendamento è in vigore da oltre settant’anni.