Emma conquista il Forum, difende i rapper e dice no a Sanremo: «Non ce la faccio proprio, ho bisogno di dormire e respirare»
«Mi fermo. Ho bisogno di dormire, di fare cene con gli amici, di respirare e di godermi quello che è accaduto dall’uscita del disco in poi», è questo il programma di Emma Marrone dal 18 novembre in poi, perché il 17 concluderà al PalaFlorio di Bari il suo minitour dei palazzetti. Nel mezzo, domani, il live al Palazzo dello Sport di Roma. Poi una pausa dalla quale, come ha dichiarato ad Andrea Laffranchi sul Corriere della Sera, non la smuoverebbe nemmeno una chiamata di Carlo Conti per il prossimo Festival di Sanremo, «Non ce la faccio proprio – dice – Ho bisogno di un momento per me». Questo perché Emma, 40 anni, fiorentina di nascita e leccese di adozione, ex Amici, proviene da un periodo molto intenso, passato da tre partecipazioni al Festival di Sanremo, due in gara (2022 Ogni volta è così e 2024 Apnea) e una come ospite di Lazza nella serata duetti. E poi un nuovo disco, Souvenir, che segna un nuovo percorso stilistico, diviso in due tranche, l’ultima rilasciata solo poche settimane fa. E poi, soprattutto, la perdita nel 2022 del padre, al quale era particolarmente legata, che aveva appena 66 anni. Non a caso infatti questo tour si apre con il video di un funerale, quello di Emma stessa, che lei segue in vesti di fantasma: «Pensiamo sempre alla fine delle cose come un momento in cui il sentimento che prevale è il dolore – spiega – ma voglio dare un altro punto di vista. Sono morta tante volte e ho sempre vissuto la fine come l’incipit di un nuovo inizio. Sono tornata in grande stile e voglio esorcizzare quel sentimento. Sul palco porto non solo le canzoni, ma anche i miei sentimenti e con quelle immagini racconto il passaggio fra morte e rinascita».
L’impegno come donna, l’impegno come artista
Emma non si è mai sottratta all’impegno politico e sociale, ha sempre espresso le proprie idee con forza e determinazione, le stesse caratteristiche che l’hanno resa una beniamina del pubblico pop italiano. Un impegno profuso soprattutto in relazione alle lotte di matrice femminista. Durante l’intervista ha la possibilità di chiarire le ultime collaborazioni in ambito rap, un ambiente che spesso racconta la donna in maniera perlomeno anacronistica: «Sul rap ci vuole uno sguardo più aperto – dice -. Come il pop ha le sue linee guida, anche il rap ha un immaginario fatto di testi forti e scomodi. Dietro quello stile ci sono persone perbene e credo che alla musica si debba lasciare libertà di espressione. Puntiamo il dito contro i rapper, ma i problemi sono altrove. Basta ascoltare i tg». Così naturale un commento sul diritto all’aborto, un tema assai caldo: «Fingiamo di vivere in una società emancipata ma torniamo indietro. Sembra che la battaglie femministe degli anni 60 e 70 non abbiano portato a nulla. Ci scandalizziamo per il burqa perché ha un impatto visivo immediato, ma anche da noi ci sono limiti. Oppure pensiamo alla legge che ha reso crimine universale la gestazione per altri in un Paese come il nostro dove la nascite sono pari a zero e i single non possono adottare… Le donne pagano più di tutti». Una discriminazione come quella che esiste nella musica tra uomini e donne e che Emma ha sempre denunciato e continua a fare: «Se un ragazzo italiano sale sul palco in mutande si parla del suo concerto. Se lo fa una donna si parla dell’outfit e non del fatto che abbia lavorato per arrivare fin lì».