Emergenza granchio blu, il piano del governo: «Catturiamo le femmine piene di uova e le mandiamo in Sri Lanka e Stati Uniti»
Adescare le femmine con maschi in gabbia, spedire i crostacei in Sri Lanka o come «moeche» negli Stati Uniti. In commissione Ambiente della Camera dei deputati si è discusso di come limitare la diffusione del granchio blu. Durante l’incontro le domande sono state principalmente rivolte al Commissario straordinario per il granchio blu Enrico Caterino. Da anni la specie invasiva è sotto osservazione da parte di amministrazioni, biologi e allevatori. Il granchio blu è originario delle coste atlantiche del continente americano. È presente nell’area del Mediterraneo dagli anni Trenta, ma è dal secondo decennio dei Duemila che ha iniziato a farsi strada nel Mare Nostrum a velocità preoccupanti che da un paio di anni hanno assunto carattere emergenziale.
«Le alluvioni favoriscono la diffusione del granchio blu»
Il granchio blu ha dalla sua una incredibile capacità di adattamento che costituisce un vantaggio competitivo rispetto a molte specie autoctone. Vive bene in acque salate ma apprezza molto anche quelle salmastre. La sua diffusione, afferma il commissario, è stata «agevolata dal cambiamento climatico», che ha portato sbalzi di temperatura e salinità a cui le specie autoctone sono meno resistenti. Inoltre, le sempre più frequenti alluvioni contribuiscono a ridurre la concentrazione di sale nell’Adriatico. E il granchio blu apprezza.
Il granchio blu mangia cozze e vongole
Nell’Adriatico, il granchio blu ha mostrato una spiccata abilità nell’apertura dei bivalvi di cui si ciba, generando allarme tra gli allevatori di cozze, vongole e capesante che da Marano ai trabocchi vedono i frutti di mare divorati dal vorace crostaceo. La zona critica è quella dell’alto Adriatico: con le lagune del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto e il delta del Po, dove si concentra il 90% della produzione nazionale. Le perdite sono stimate in 200 milioni di euro l’anno. Come se non bastasse, il granchio blu è estremamente prolifico. «In base alle condizioni ambientali e alla dimensione dell’esemplare, una femmina può deporre dalle 700 mila agli 8 milioni di uova l’anno», ha illustrato il commissario alla sala attenta, prima di illustrare diverse soluzioni ipotizzate per ridurre la diffusione del granchio blu.
Fermare il granchio blu: catturare le femmine quando si riproducono
La prima ipotesi illustrata dal commissario è di catturare le femmine quando sono cariche di uova, e impedire così che si riproducano. Lo si può fare prima o dopo la fecondazione. Infatti, l’accoppiamento avviene sempre in acque salmastre, spesso negli estuari dei fiumi. Le femmine, raggiunta la maturità sessuale, si incontrano lì con i maschi e questi le fecondano. Poi gli esemplari tornano verso il mare. Ed è in questa fase, ha spiegato Caterino, che si possono intercettare moltissimi granchi riducendo la popolazione e le nascite. Un’altra opzione è quella di catturare le femmine mentre si muovono verso dei maschi esca, posti in gabbia in acque salmastre. I primi interventi dovrebbero essere messi in atto nel 2025.
Mandare i granchi blu in Sri Lanka
Ma che fare con tutti i granchi intercettati? Fortunatamente le sue carni sono apprezzate in Italia – come condimento per la pizza o prelibatezza alla Festa dell’Unità – e all’estero. Caterino ha menzionato un’impresa in Sri Lanka specializzata proprio in granchio blu che «sarebbe disponibile a prendere tutto quello che si cattura». Una caratteristica rara, spiega il commissario, dato che spesso gli impianti di lavorazione chiedono una dimensione minima. Economicamente, pronostica Caterino, sarebbe una soluzione molto vantaggiosa.
Le moeche di granchio blu
Un’altra soluzione sarebbe quella di sfruttare un momento specifico della crescita dei granchi. Quello che viene definito «moeca». I crostacei quando crescono fanno la muta, cambiando carapace perché a un certo punto questo diventa troppo piccolo. In primavera e in autunno, nel periodo di poche settimane in cui costruiscono la nuova corazza, i granchi sono molli e molto apprezzati come alimento nel Veneto, da cui proviene il nome riferito alla condizione di mollezza. Nel resto d’Italia meno, ma c’è un mercato piuttosto fiorente anche sulla costa orientale degli Usa, dove «una singola moeca viene pagata anche 8-10 dollari». Il granchio blu potrebbe passare quindi dall’essere cacciato all’essere allevato, come peraltro già avviene con il plauso del ministro per la Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida.