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Il cinema Orfeo di Milano si rifiuta di proiettare il docufilm su Liliana Segre. Il direttore: «Abbiamo paura di possibili attacchi antisemiti»

13 Novembre 2024 - 14:52 Alba Romano
liliana docufilm
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La denuncia del regista Ruggero Gabbai: «Per la prima volta non mi danno la sala per motivi "razziali"»

La (mancata) proiezione di Liliana, il docufilm sulla sopravvissuta ad Auschwitz Liliana Segre, al cinema Orfeo di Milano sta sollevando un polverone. Il regista Ruggero Gabbai ha rivelato di aver ricevuto un «no» alla sala per timore del direttore del cinema, dopo l’aggressione ai tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv ad Amsterdam. «È la prima volta che non mi viene data una sala per problemi diciamo “razziali”, perché hanno paura. È molto preoccupante», dichiara Gabbai. Che ricostruisce la vicenda dall’inizio. «Ieri all’anteprima al teatro Dal Verme c’era il tutto esaurito con oltre 1.200 persone. Così abbiamo prenotato per il 26 novembre il cinema Orfeo dove facciamo sempre le anteprime. Due giorni fa, ho ricevuto la telefonata del gestore che mi dice: “Non possiamo tenerle la sala che ha riservato”. Siccome è sempre gentilissimo – prosegue – gli ho chiesto come mai e lui ha risposto che dopo Amsterdam la proprietà ha paura e “quindi non possiamo affittare la sala per il vostro evento”». Tra il regista e Segre c’è stato un confronto poco dopo, con la senatrice a vita che gli ha riportato dello sfregio antisemita al murale realizzato dall’artista aleXsandro Palombo. «Se arretriamo vincono loro, la cultura dell’odio e della paura. C’è una propaganda assurda contro l’Occidente e Israele», prosegue Gabbai.

La replica del direttore del Cinema

Nel frattempo, non è tardata ad arriva la replica e la conferma dal Cinema Orfeo di Milano. «È la prima volta in tanti anni di collaborazione con la comunità ebraica della città che scelgo di non lavorare con loro per paura. Sono desolato ma devo pensare all’attività e al momento di crisi che i cinema vivono: noi non facciamo eccezione. Stiamo in piedi grazie ai fondi statali», ha dichiarato il direttore del multisala a La Stampa. «Il clima pericoloso di questo momento – ha visto Amsterdam? – finisca presto. In quel caso sarei disponibile a rivedere la mia decisione ma solo se davvero qualcosa cambiasse», ha continuato a colloquio con Francesca del Vecchio. «Sa che vuol dire se qualche estremista o qualche testa calda decidesse di buttare una bombetta in sala o nel foyer? Sarebbe un disastro. Cosa possono fare? Presidiare ingresso come una caserma? No, non posso permettermi di rischiare e la loro presenza non mi farebbe sentire più sicuro», ha concluso.

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