Usa, Trump vuole creare una commissione per cacciare i «generali woke»
Donald Trump starebbe valutando di creare una commissione specializzata, con il compito di epurare i ranghi più elevati dell’esercito dai cosiddetti «generali woke». L’indiscrezione arriva dal Wall Street Journal, che avrebbe visionato una bozza di ordine esecutivo che il presidente eletto deve ancora approvare. Il provvedimento presidenziale, avente forza di legge, mirerebbe alla formazione di un warrior board composto da funzionari militari di alto livello ormai ritirati. Lo scopo sarebbe quello di passare in rassegna tutti gli ufficiali con tre o quattro stelle e indicare alla Casa Bianca quelli ritenuti «inadatti al comando». Questi sarebbero poi “forzatamente pensionati” entro 30 giorni, per mano dello stesso presidente americano.
L’attacco agli «woke generals» e le promesse elettorali di Trump
«I cittadini americani hanno concesso a Donald Trump il mandato perché rispettasse le promesse fatte durante la campagna elettorale», è l’unico commento a riguardo di Karoline Leavitt, portavoce del team che sta conducendo la transizione di potere da Joe Biden al tycoon. «Lui manterrà ogni promessa». Una di queste, ribadita più volte durante i comizi degli ultimi mesi, era la rimozione di tutti quei generali considerati «falliti», tra cui quelli che hanno guidato la caotica ritirata delle truppe a stelle e strisce dall’Afghanistan nel 2021.
Tra i massimi ufficiali presi di mira dal leader repubblicano ci sono anche i cosiddetti woke generals, vale a dire quelli che avrebbero promosso tra i ranghi una maggiore diversità a scapito dell’abilità militare. In questo senso, anticipa il WSJ, nella bozza del documento si legge di un particolare peso dato a «capacità di leadership, prontezza strategica e impegno verso l’eccellenza militare». Già in un rally a ottobre Trump aveva anticipato la creazione di una commissione e, riguardo agli ufficiali presi di mira, aveva detto: «Li facciamo fuori». Il documento verrà presentato sul tavolo del presidente eletto una volta che si sarà insediato nella Casa Bianca, non prima dunque del 20 gennaio. A quel punto starà a Trump decidere se controfirmare la bozza così com’è o chiederne delle modifiche prima di rendere esecutivo il provvedimento presidenziale.
Chi è Pete Hegseth, prescelto come Segretario della difesa
In questo progetto di epurazione, a fare da spalla destra al presidente potrebbe essere Pete Hegseth. Ex veterano e conduttore di Fox News, è stato indicato dal team di Trump come il candidato prescelto per il ruolo di Segretario della difesa. Dopo aver servito in Afghanistan Iraq e a Guantanamo Bay, dal 2014 Hegseth lavora per l’emittente televisiva vicina al partito repubblicano come conduttore del programma Fox & Friends. Da sempre saldo sostenitore delle politiche trumpiane (dal dialogo con il leader nordcoreano Kim Jong-un al motto “America First“), ha appoggiato il ritiro delle truppe americane dai fronti esteri ordinato dal tycoon durante la prima presidenza.
Hegseth è anche autore del bestseller The war on warriors: Behind the betrayal of the men who keep us free, un libro che parla del presunto «tradimento delle élite» ai danni dei militari. «Ci guardano dall’alto in basso come fossimo John McClane in Die Hard», scrive riferendosi al film cult di Bruce Willis. «Ma un giorno capiranno che hanno bisogno di John McClane, che la loro possibilità di vivere in pace e prosperità è da sempre dipesa da uomini come lui». La nomina, però, deve in ogni caso essere approvata dal Senato a maggioranza semplice. Probabile, secondo la stampa americana, che Hegseth sia osteggiato da alti ufficiali militari e non solo per la sua mancanza di esperienza. Non è dunque detto che il braccio destro di Trump in questa operazione di rinnovamento dei vertici dell’esercito sia il conduttore di Fox News, nonostante i repubblicani abbiano la maggioranza in Senato.
I precedenti e le paure del Pentagono
Non sarebbe però il primo caso di “commissione militare”. Già nel 1940 il generale George Marshall aveva nominato un gruppo di ex alti ufficiali che avevano il compito di «rimuovere qualunque comandante dal suo ruolo per ragioni ritenute valide o sufficienti». In quel caso il provvedimento era orientato alla creazione di nuovi posti per giovani promettenti. riguardo al Warrior Board di Trump, invece, il timore diffuso è che si tratti di un tentativo di politicizzare l’esercito. «Inizieranno ad andare in giro con il cappellino del movimento Maga?», ha ironizzato un ex membro del Pentagono rimasto anonimo.
I presidenti Harry Truman e Barack Obama in passato si erano già resi protagonisti del licenziamento di generali che pubblicamente avevano contrastato decisioni o politiche presidenziali. Una decisione che l’inquilino della Casa Bianca ha tutto il diritto di prendere: i militari possono opporsi solamente agli ordini che ritengono illegali. La creazione di una commissione esterna, come quella di Trump, potrebbe invece essere uno strumento di dissuasione e pressione da utilizzare sugli alti ufficiali. «È un sistema con standard completamente arbitrari», ha detto al Wall Street Journal il legale militare Eric Carpenter. «L’amministrazione sembra pronta a sbarazzarsi di chiunque si opponga alle loro volontà»