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Scontri ad Amsterdam, la “caccia all’ebreo” pro-palestinese non era una fake news

14 Novembre 2024 - 17:47 David Puente
Oltre ai video, a confermare la matrice antisemita sono le stesse autorità olandesi

In seguito ai violenti scontri avvenuti ad Amsterdam in occasione della partita di Europa League tra l’Ajax e la squadra israeliana Maccabi Tel Aviv, molti hanno messo in dubbio la narrazione della “caccia all’ebreo” riportata dai media, così come in molti hanno giustificato tali violenze a causa di alcune azioni compiute dai tifosi israeliani nella capitale. L’11 novembre, una relazione stilata dal sindaco, dal capo della Polizia e dal Procuratore capo di Amsterdam fa luce sui fatti. Spoiler: la “caccia all’ebreo” non era una bufala.

Per chi ha fretta, giungendo subito alle conclusioni della relazione, quanto accaduto ad Amsterdam è una combinazione tossica di antisemitismo, teppismo e rabbia legata al conflitto tra Israele e Palestina. Gli autori del documento riconoscono un aumento e un aggravamento dell’antisemitismo, al punto da ritenere necessaria una maggiore attenzione e tutela nei confronti della comunità ebraica della capitale.

La cronologia degli eventi

Nella relazione è presente una ricostruzione cronologica degli eventi, a partire dall’arrivo dei tifosi israeliani in città. La Polizia aveva monitorato i canali Telegram e WhatsApp aperti, riscontrando messaggi aggressivi e minacciosi nei confronti dei tifosi del Maccabi Tel Aviv. Nelle conversazioni si riscontrano, di fatto, la volontà di agire e di mobilitarsi in luoghi specifici nei confronti degli israeliani.

Il comunicato della tifoseria dell’Ajax

Prima di procedere con il contenuto della relazione, è bene considerare il comunicato stampa del 4 novembre dei rappresentanti delle tifoserie dell’Ajax in vista dell’incontro:

Nel mondo si verificano intensi conflitti, guerre e altre orribili circostanze. Tuttavia, nella Johan Cruijff ArenA ci occupiamo del nostro club e della nostra città e ci battiamo per la solidarietà. Pertanto non vogliamo vedere bandiere legate alle aree di conflitto e altre espressioni politiche durante la partita di Europa League tra tutti noi tifosi dell’Ajax e del Maccabi Tel Aviv FC. Non lo tollereremo, né dentro né fuori lo stadio, e interverremo dove sarà necessario. Il calcio non è politica!

La notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 novembre

Prima della mezzanotte tra mercoledì e giovedì, un gruppo di persone è stato arrestato per aver realizzato graffiti pro-Palestina vicino alla Johan Cruijff Arena. Poco dopo, un gruppo di circa dieci sostenitori della Palestina ha proiettato nello stadio diversi messaggi e insulti. Tra questi «Fuck F-Side», molto probabilmente rivolto al gruppo F-Side dei tifosi dell’Ajax a seguito del comunicato.

Intorno alla mezzanotte, alcuni tifosi del Maccabi Tel Aviv hanno strappato una bandiera palestinese da un edificio, mentre altri hanno preso di mira diversi taxi, vandalizzandoli e colpendoli con le cinture dei pantaloni. Un’azione violenta che ha scatenato la reazione dei tassisti di Amsterdam, i quali si sono mobilitati e diretti verso l’Holland Casino dove si trovavano da diverse ore circa 400 tifosi del Maccabi. Intercettata la mobilitazione, la Polizia ha scortato i tifosi altrove, evitando un possibile linciaggio.

La mattina di giovedì 7 novembre

Nel corso della mattinata, considerando quanto accaduto durante la notte, le autorità locali ipotizzavano la possibilità di annullare l’incontro previsto per la sera del 7 novembre. Tuttavia, date le questioni legali e la presenza dei tifosi del Maccabi Tel Aviv in città, è stata accolta la decisione di proseguire come da programma. Inoltre, era stato richiesta e ottenuta dall’Ajax la possibilità di aprire le porte dell’Arena in anticipo per consentire ai tifosi israeliani di accedervi quanto prima, lasciando così il centro città.

Le autorità olandesi si erano confrontate sia con gli interlocutori vicini alle tifoserie, sia dell’Ajax che del Maccabi Tel Aviv, al fine di evitare provocazioni da entrambe le parti e di non politicizzare l’evento sportivo. La richiesta, soprattutto quella della non violenza, è stata rivolta anche alla coalizione dei tassisti di Amsterdam. Considerata, inoltre, la presenza dei tifosi turchi del Fenerbahçe ad Alkmaar, le autorità di quest’ultima città si sono impegnate ad adottare le misure necessarie per impedire alla tifoseria turca di recarsi ad Amsterdam.

Il pomeriggio di giovedì 7 novembre

Intorno alle ore 13, un gruppo di tifosi del Maccabi Tel Aviv si era radunato in Piazza Dam. Un gruppo di persone si era avvicinato al raduno, provocando qualche incidente. La Polizia è riuscita a tenere separati i due gruppi, ma non sono mancati scontri. Secondo il De Telegraaf, gli oppositori erano sostenitori della Palestina.

Nel corso del pomeriggio, le autorità olandesi avevano riscontrato sui social un aumento dei messaggi d’odio, sempre più pesanti e di stampo antisemita, nei confronti dei tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv. Inoltre, ai tassisti sarebbe stato rivolto un “invito” a radunarsi presso la stazione della metropolitana di Strandvliet, dove sarebbero giunti i tifosi israeliani.

Dopo aver scortato i tifosi del Maccabi Tel Aviv allo stadio, la Polizia ha accompagnato dei gruppi pro-Palestina ad Anton de Komplein, luogo designato per svolgere in sicurezza la loro manifestazione. Secondo la relazione, all’arrivo ad Anton de Komplein, i manifestanti si sono divisi in piccoli gruppi con l’obiettivo di dirigersi nei pressi dell’Arena per scontrarsi con i tifosi israeliani. L’intervento della Polizia si è rivelato tempestivo e utile per fermare e separare i vari gruppi, finendo però per ostacolare anche i tifosi dell’Ajax.

La sera del 7 novembre

Conclusa la partita, alle 23 la situazione intorno allo stadio era relativamente calma, tanto che la Polizia aveva deciso di spostare i propri agenti nel centro città per garantire lo spostamento in sicurezza dei tifosi del Maccabi Tel Aviv.

Verso mezzanotte, molti tifosi israeliani rimasero in Piazza Dam armati di bastoni e compiendo atti vandalici. Superata la mezzanotte, piccoli gruppi di persone avevano messo in atto azioni di violenza “mordi e fuggi” contro i tifosi del Maccabi Tel Aviv e contro alcuni cittadini estranei al conflitto.

Nonostante un costante intervento della Polizia, prevenendo numerosi incidenti, alcune persone sono riusciti a compiere gravi atti di violenza, attraverso attacchi rapidi e sporadici, nei confronti dei tifosi israeliani.

Nel corso della notte, la Polizia ha ricevuto diverse segnalazioni di gruppi di persone all’esterno degli hotel che ospitavano i tifosi del Maccabi Tel Aviv. Un clima di tensione che aveva portato gli israeliani e gli altri ospiti della struttura a chiudersi nelle proprie stanze per il timore di venire aggrediti.

Altri casi contro ebrei e non

Ulteriori dettagli sono stati elencati durante la conferenza stampa tenuta dal capo della Polizia Peter Holla. Nel corso della prima giornata, ci sono stati diversi piccoli episodi tra tifosi del Maccabi e tifosi turchi del Fenerbahçe, che erano riusciti a raggiungere Amsterdam. Alcuni tifosi israeliani hanno dato fuoco a una bandiera palestinese in Piazza Dam, ma non è certo che si tratti della stessa bandiera rimossa forzatamente dall’esterno di un’abitazione a Rokin.

Come riportato dai media olandesi, sono diverse le denunce presentate per le aggressioni. C’è chi ha denunciato di essere stato buttato fuori da un taxi e chi si è visto costretto a mostrare un documento per provare la propria origine. Un esempio, citando fonti di Polizia, è quello di un uomo che ha chiesto il passaporto a un residente di Haarlemmerweg, domandandogli se fosse israeliano. Non mancano i filmati delle aggressioni, in cui una delle vittime urlava disperatamente di non essere ebreo mentre veniva pestato dai sostenitori della Palestina.

Conclusioni

Le violenze avvenute ad Amsterdam non hanno origine nel tifo tossico del mondo del calcio o di altri sport. Come evidenziato dai video e dalla relazione delle autorità olandesi, alla base degli scontri c’era l’odio politico e religioso legato al conflitto tra Israele e Hamas in Palestina. Le testimonianze, così come i messaggi monitorati dalle autorità olandesi, dimostrano che l’obiettivo non era soltanto politico, ma anche antisemita. Pertanto, non risulta corretto affermare che la “caccia all’ebreo” sia una fake news.

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