Trentino, il processo (con 20 testimoni) contro una vicina: «Urla invereconde nei momenti intimi»
È praticamente tutta una frazione di una cittadina del Trentino ad essere chiamata a testimoniare in un insolito processo per stalking tra vicini, in corso presso il tribunale di Rovereto (Trento). Le accuse, presentate da una coppia che ha denunciato la vicina del piano di sopra, includono un vasto campionario di presunte molestie, dalle «urla invereconde» durante momenti intimi, documentate 112 registrazioni, fino all’uso di incenso, occhiali spia, e un gong per disturbare il sonno nelle ore notturne.
Il marito tra gli indagati
Le prossime udienze del processo, riporta l’edizione locale del Corriere della Sera, in programma per il 27 febbraio e il 20 marzo 2024, prevedono l’ascolto di una ventina di testimoni, tra vicini, consulenti e conoscenti. A chiedere che vengano ascoltati sono stati sia la legale dell’imputata Nicola Canestrini, che quelli della parte civile Paolo Chiariello e Francesco Saverio Dalba. Tutte le persone coinvolte hanno chiesto di rimanere anonime. Tra queste anche il marito dell’imputata che era stato inizialmente iscritto tra gli indagati.
Le «urla invereconde»
L’accusa principale si concentra su presunti atti persecutori avvenuti tra aprile e ottobre 2022. I denuncianti hanno riferito di urla invereconde della vicina in momenti di intimità notturni, ma anche del più innocente incenso, a quanto pare sgradito. L’imputata è anche accusata di aver riso sguaiatamente nell’androne del palazzo per provocare il sussulto dei cani dei vicini e farli abbaiare. Ci sono anche i presunti rumori degli zoccoli di legno appositamente indossati per disturbare il sonno di chi abita sotto e persino un gong che avrebbe risuonato nella notte. Le registrazioni dei rumori sono raccolte in tre chiavette Usb messe agli atti.
L’abuso edilizio
A scatenare i litigi durati mesi era stato inizialmente quello che è risultato essere un piccolo abuso edilizio scoperto dai vicini all’inizio del 2022: una finestrella nell’appartamento dell’imputata che ha impedito al palazzo di accedere alle agevolazioni del bonus ristrutturazioni. Infine, la donna è stata accusata anche di aver spiato i vicini con degli occhiali smart. Ma la presunta lucina rossa che indicava la registrazione altro non era che il logo del produttore della montatura. Nella prima udienza, il giudice Monica Izzo ha affidato a un perito il compito di selezionare le registrazioni rilevanti per il caso. Il processo potrebbe concludersi entro l’estate 2025.