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Usa, ai repubblicani il controllo del Congresso, ma la vittoria è risicata. Cosa potrà fare Trump (e cosa no) grazie alla «tripletta»

14 Novembre 2024 - 17:14 Bruno Gaetani
donald trump congresso
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Dopo il Senato messa in cassaforte la maggioranza pure alla Camera: eppure nel Gop non mancano i segnali di distacco sulle prime scelte della nuova era Trump

Casa Bianca, Senato e ora anche la Camera. È una vittoria totale quella ottenuta da Donald Trump alle presidenziali del 5 novembre, con il partito repubblicano che potrà contare sul controllo di tutte e tre le istituzioni al cuore di Washington. La conquista dello Studio Ovale è scattata automaticamente con la vittoria di Trump contro Kamala Harris, il controllo del Senato era già in cassaforte poco più tardi, mentre la certezza matematica di avere la maggioranza alla Camera è arrivata solo nelle scorse ore. A spoglio ancora in corso, i Repubblicani possono contare su 218 deputati, ossia la soglia minima necessaria per avere la maggioranza nella camera bassa di Capitol Hill. Anche se restano ancora nove le sfide senza un chiaro vincitore.

La «tripletta» dei Repubblicani

La conquista di Casa Bianca, Camera e Senato viene definita dai media americani «trifecta», traducibile in italiano con «tripletta». Si tratta di un vantaggio molto importante dal punto di vista legislativo, perché consente al partito in carica di approvare leggi con molta più disinvoltura, senza essere costretti ogni volta a scendere a compromessi con l’opposizione. Negli Stati Uniti, tutte le leggi devono essere approvate sia dalla Camera che dal Senato. Questo significa che se i due rami del Congresso non sono controllati dallo stesso partito, l’intero processo legislativo rallenta e ne risente.

Trump non avrà vita facile al Senato

Ci sono però alcuni elementi che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote a Trump. Il primo è che tra le fila dei Repubblicani esistono sensibilità e opinioni politiche che non sempre coincidono con quelle del presidente. Già nel 2016, quando Trump fu eletto per la prima volta alla Casa Bianca, era Mitch McConnell, esponente molto critico nei confronti del tycoon, a tenere le redini dei Repubblicani al Senato. Ora il quadro potrebbe non essere dissimile. Ieri pomeriggio i senatori del Grand Old Party hanno eletto come loro nuovo leader parlamentare il moderato John Thune, rappresentante del South Dakota. Trump si era tenuto a una certa distanza dalla contesa al Senato, ma era noto come il movimento MAGA appoggiasse l’esponente della Florida di provata lealtà Rick Scott.

I repubblicani «disgustati» dalla nomina di Matt Gaetz

Anche alla Camera rischia di ripetersi lo stesso copione. Pare infatti che molti repubblicani non abbiano apprezzato la nomina del controverso Matt Gaetz a capo del dipartimento di Giustizia. Secondo la testata americana Axios, diversi esponenti del Gop si sarebbero detti «disgustati» dalla scelta fatta da Trump. «Gaetz ha più possibilità di cenare con la regina Elisabetta II che di essere confermato dal Senato», ha commentato Max Miller, deputato repubblicano dell’Ohio. La conferma di Gaetz a capo della Giustizia, insomma, potrebbe essere il primo vero banco di prova per i rapporti tra il Congresso e la Casa Bianca. I Repubblicani seguiranno la linea dura di Trump oppure lo spingeranno ad ascoltare anche l’ala più moderata del partito? «Saranno sollevate molte domande sulla sua nomina», ha affermato la senatrice conservatrice Susan Collins a proposito della scelta di Gaetz.

Il deputato della Florida Matt Gaetz, che Trump ha nominato per guidare il Dipartimento di Giustizia (EPA/Erik S. Lesser)

Il problema è anche numerico

C’è poi un ultimo elemento da tenere in considerazione. Per quanto i Repubblicani abbiano agguantato il controllo di Camera e Senato, la loro maggioranza resta molto risicata. Al Senato possono contare su 52 seggi contro i 47 dei Democratici, mentre in Pennsylvania è stato chiesto un riconteggio per il testa a testa tra Dave McCormick e Bob Casey, che assegna l’ultimo seggio ancora disponibile. Alla Camera restano nove poltrone ancora da assegnare, ma le previsioni dicono che la corsa dovrebbe concludersi con un totale di 220-222 seggi per i Repubblicani e 215-217 per i Democratici. Se le cifre dovessero essere confermate, si tratterebbe di un margine troppo ridotto perché Trump possa sperare di far passare davvero le riforme più radicali e controverse evocate in campagna elettorale, tra cui il maxi-piano di tagli fiscali o un ridimensionamento del piano di copertura sanitaria ObamaCare.

In copertina: Donald Trump durante un incontro con i deputati repubblicani alla Camera, 13 novembre 2024 (EPA/Allison Robbert)

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