«Alle Cop ormai ci sono più lobbisti che scienziati»: la lettera di protesta della fondatrice e di Ban Ki-moon
«Le Cop non sono più in grado di perseguire l’obiettivo per cui sono nate». È questo il messaggio di rottura lanciato in una lettera aperta ai membri delle Nazioni Unite da leader, scienziati, e attivisti che mettono in guardia nei confronti dell’inadeguatezza raggiunta dal processo burocratico in corso in questi giorni a Baku, in Azerbaigian. Tra i firmatari della lettera, secondo cui l’attuale diplomazia climatica non riuscirà a mantenere il riscaldamento globale «ben al di sotto dei 2°C» rispetto al periodo preindustriale, spiccano figure che sono state direttamente coinvolte nell’organizzazione di precedenti edizioni della Conferenza sul clima, come l’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e Christiana Figueres, ex segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, l’accordo con cui nel 1992 i 197 Paesi che ora partecipano alle Cop hanno stabilito di dover agire per contenere il riscaldamento globale.
Dieci domande e risposte per capire Cop29
I lenti progressi delle Cop
La prima Cop si è tenuta 28 anni fa, nel 1995 a Berlino. Da allora la diplomazia climatica ha fatto progressi normativi ma non sono stati veloci e non sempre ad essi sono seguite azioni concrete. Alla Cop3 è stato redatto il Protocollo di Kyoto, che rappresenta di fatto il primo strumento attuativo della convenzione quadro dell’Onu. Alla Cop15 di Copenhagen è stato fissato l’obiettivo, in gran parte disatteso, di stanziare 100 miliardi di dollari ogni anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica. Alla Cop21 di Parigi è stato raggiunto invece un accordo per impegnarsi a limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C – e possibilmente entro il grado e mezzo – rispetto all’era pre-industriale (1850-1900). Infine, lo scorso anno, dopo ben 27 anni di negoziati, è stata messa nero su bianco la necessità di «allontanarsi» dai combustibili fossili.
Cop, «il quadro normativo è pronto: passiamo all’azione»
La lettera evidenzia quello che sempre più attivisti cercano di mettere in luce: le Cop si muovono troppo lentamente e bisogna passare dalle parole ai fatti. «Il quadro normativo è ormai completo», si legge nel testo. «Ha dei difetti ma è comunque rigoroso ed economicamente solido e completo». Per questo, «è ormai chiaro che la COP non è più adatta allo scopo», afferma la lettera. «Abbiamo bisogno di un passaggio dalla negoziazione all’attuazione», scrivono i firmatari mentre a Baku viene discusso il nuovo mercato dei crediti di carbonio e si punta ad aumentare i fondi dedicati alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici per i Paesi più poveri con il fondo Loss & Damage.
Le contraddizioni delle Cop: «Petrolio e gas sono un dono di Dio»
Mentre la macchina burocratica avanza a fatica, i report scientifici spingono all’azione: se non ci saranno cambiamenti significativi alle politiche attuali, il mondo si scalderà di circa 3°C. Intanto, i leader si susseguono sul podio e alcuni di essi pronunciano discorsi come quello del presidente dell’Azerbaigian, secondo cui il petrolio e il gas nel sottosuolo del Paese ospitante sono «un dono di Dio». Così, la lettera propone di riformare l’intero sistema delle Cop, dove ormai «i lobbisti dei combustibili fossili sono più degli scienziati». E il primo dei sette punti necessari a portare a termine il cambiamento sembra proprio diretto al sistema che ha portato le ultime conferenze a tenersi in Paesi la cui economia si fonda sul petrolio. Oggi l’Azerbaigian, un anno fa gli Emirati Arabi Uniti.
I sette punti della lettera
- I Paesi ospitanti devono dimostrare un alto livello di ambizione nel sostenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
- Le riunioni della COP devono essere trasformate in incontri più piccoli e più frequenti per consentire adeguamenti tempestivi in base alle scoperte scientifiche.
- Il processo della COP deve essere rafforzato con meccanismi per ritenere i Paesi responsabili dei loro obiettivi e impegni climatici.
- È necessario introdurre definizioni standardizzate di ciò che si qualifica come finanziamento per il clima, insieme a meccanismi di segnalazione e monitoraggio per evitare che i fondi vengano usati al di là dei loro scopi effettivi.
- Un organo scientifico permanente deve essere integrato nella struttura della COP.
- Bisogna riconoscere i legami tra povertà, disuguaglianza e instabilità planetaria.
- La rappresentanza deve essere equa e i lobbisti dei combustibili fossili non devono superare in numero i rappresentanti scientifici, indigeni e delle nazioni vulnerabili al clima.