Mattarella: «Confesso, ho promulgato leggi che non condividevo, sbagliate e inopportune»
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è preoccupato dal diffondersi della disinformazione. E incontrando una platea di ragazzi in occasione della cerimonia dei 25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori non rinuncia a lanciare un allarme legato anche al caso di Margaret Spada, la 22enen siciliana morta a seguito di un intervento di rinoplastica parziale: «Bisogna evitare il rischio di affidarsi al web come fosse il medico di fiducia. Lo vediamo anche in questi giorni con conseguenze drammatiche». Mattarella ha voluto ricordare con forza l’importanza della medicina e della ricerca scientifica, in un mondo che offre ormai qualsiasi visione e qualsiasi apparente “cura”. «C’è una percentuale non irrisoria di persone che pensa che la Terra sia piatta. C’è un grande allarme tra i medici e nel mondo della sanità, per il ritorno di alcune malattie che sembravano debellate. Alla vostra età avevo compagni che si ammalavano di poliomelite, che è scomparsa grazie alla vaccinazione, o c’era il morbillo che era una minaccia ed è scomparsa, ma ora comincia a riaffiorare perché siamo al di sotto della vaccinazione necessaria», è l’allarme. È agli studenti, alle cui molte domande ha risposto, che il capo dello Stato si rivolge quando parla della iper-digitalizzazione della quotidianità: «Contro strumenti che sono estremamente pericolosi è indispensabile essere formati. E avere strumenti di conoscenza che ci difendano è un’azione fondamentale. C’è il rischio di farsi catturare dallo smartphone e di diventare prigionieri di un mondo che non corrisponde alla realtà».
«A volte ho promulgato leggi che non condividevo»
Addentrandosi nel campo della politica, Mattarella ammette che durante la sua presidenza ha dovuto compiere determinate azioni a prescindere dal suo giudizio personale. «Sì, ho adottato decisioni che non condivido, è capitato più volte, il presidente promulga leggi ed emana decreti, ma ha delle regole che deve rispettare. Più volte ho promulgato leggi che non condivido, che ritenevo sbagliate e inopportune, ma erano state votate dal Parlamento e io ho il dovere di promulgare a meno che non siano evidenti incostituzionalità. In quel caso ho il dovere di non promulgare, ma devono essere evidenti, un solo dubbio non mi autorizza a non promulgare». L’inquilino del Quirinale insiste sul suo ruolo di «arbitro», che si sostanzia nel sollecito al rispetto delle regole rivolto agli altri organi istituzionali: «Significa ricordare a tutti i limiti delle proprie attribuzioni e delle sfere in cui operano. Vale per il potere esecutivo, legislativo, giudiziario. Ciascun potere e organo dello Stato deve sapere che ha limiti che deve rispettare perché le funzioni di ciascuno non sono fortilizi contrapposti per strappare potere l’uno all’altro, ma elementi della Costituzione chiamati a collaborare, ciascuno con il suo compito e rispettando quello altrui. È il principio del check and balance». E conclude: «L’immagine del presidente della Repubblica come arbitro l’ho usata anche io, e ho detto che anche i giocatori devono aiutarlo nell’applicazione delle regole, la pluralità nell’aspetto delle regole è fondamentale».