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Ue-Russia, Scholz chiama Putin: «La guerra in Ucraina deve finire, è ora di negoziare». La rabbia di Zelensky: «È un vaso di pandora. Solo parole»

15 Novembre 2024 - 19:05 Filippo di Chio
I leader di Russia e Germania si parlano dopo due anni. Ma l'Ue ora ha prove credibili del sostegno militare della Cina a Mosca

«Questo è esattamente ciò che Vladimir Putin vuole da molto tempo: è estremamente importante per lui indebolire il suo isolamento, l’isolamento della Russia, e condurre negoziati ordinari che non porteranno da nessuna parte». Questa la reazione, diffusa su Telegram, del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, commentando la telefonata tra il presidente russo e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Zelensky ha confermato di essere stato informato in anticipo dal cancelliere tedesco. «La chiamata di Olaf è, a mio avviso, il vaso di Pandora. Ora potrebbero esserci altre conversazioni, altre chiamate. Molte parole. Vogliamo avvertirvi: non ci sarà nessuna ‘Minsk-3’. Abbiamo bisogno di una pace vera», ha aggiunto il leader ucraino.

Cosa si sono detti Olaf Scholz e Putin

Il cancelliere tedesco e il presidente russo hanno parlato al telefono per circa un’ora nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 15 novembre. Si tratta del primo colloquio diretto tra i due leader da quasi due anni: l’ultima volta risaliva infatti al dicembre 2022. La telefonata, anticipata da un’indiscrezione di Bloomberg, è stata confermata in via ufficiale dal governo tedesco. Scholz avrebbe discusso con Putin delle strade per «porre fine ala guerra in Ucraina». «Ho parlato al telefono con il presidente Putin e gli ho chiesto di porre fine alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e di ritirare le sue truppe», ha scritto Scholz su X dando conto del colloquio. «La Russia deve mostrare la volontà di negoziare con l’Ucraina, con l’obiettivo di una pace giusta e duratura», ha aggiunto.

Il grande fermento dopo la rielezione di Trump

La telefonata sarebbe durata circa un’ora però, ed è difficile per il momento sapere cosa siano detti in concreo i due. Il colloquio è stato preceduto da una telefonata dello stesso Scholz al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante il quale ha affermato la sua «ferma solidarietà» e ha discusso di «possibili percorsi per giungere a una pace giusta». La doppia telefonata di certo si inserisce in un clima internazionale di tensione ma anche di fermento, dopo la rielezione negli Usa di Donald Trump. Sullo sfondo, il timore (speranza per Putin) che gli Stati Uniti si sfilino dalla rete di supporto che per oltre due anni ha fornito aiuti a Kiev. A febbraio prossimo saranno passati tre anni dall’invasione delle truppe di Mosca. A meno che qualcosa non succeda prima. Scholz stesso d’altra parte è debolissimo e ha i mesi contati: dopo l’apertura di fatto della crisi di governo, la Germania si avvia a tenere elezioni anticipate proprio nei giorni di quel triste anniversario, il 23 febbraio 2025.

Kiev teme di restare sola

Nel mezzo c’è la stagione invernale con le sue rigide temperature, che Kiev dovrà sopportare senza l’aiuto di un’ampia parte dell’infrastruttura energetica ormai danneggiata o distrutta. L’elezione di Donald Trump, nonostante le pubbliche dichiarazioni di fiducia e le telefonate con il tycoon, rimane un’incognita ancora difficile da decifrare per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La promessa elettorale di Trump è chiara: «Porrò termine al conflitto in 24 ore». La paura è che questo significhi spingere per un accordo tra le parti. Con ogni probabilità un accordo di pace con condizioni fortemente sfavorevoli per l’Ucraina, potenzialmente confermando e consolidando le conquiste che la Russia ha ottenuto dal febbraio 2022 a oggi.

Le rassicurazioni di Biden e la fretta di Zelensky

Anche per questo la Casa Bianca è stata inondata di richieste di aiuti, che per forze di causa maggiore – cioè l’insediamento di Donald Trump il prossimo 20 gennaio – devono essere inviati nel minor tempo possibile. Armi, artiglieria e nuove sanzioni per colpire l’economia russa e la possibilità di acquistare nuove tecnologie: queste le richieste dell’Unione europea, che rischierebbe di trovarsi completamente isolata nel supporto (economico e non solo) a Kiev. Soprattutto la Germania, che fin dall’inizio del conflitto è stata il secondo Paese dietro agli Stati Uniti per aiuti concessi. Antony Blinken lo scorso mercoledì 13 novembre si è recato proprio a Bruxelles per ribadire l’impegno dell’amministrazione Biden: «Ogni dollaro a nostra disposizione sarà usato in fretta». Nelle prossime settimane è attesa, dunque, un’intensificazione dell’invio di risorse da Washington a Kiev per anticipare le possibili conseguenze di una virata made in Trump. Tutte risorse attinte, ovviamente, dal maxi-pacchetto di aiuti da 61 miliardi approvato dal Congresso americano lo scorso aprile.

La mano cinese in Ucraina

Sullo sfondo, oltre all’inverno che si avvicina, l’imperterrito supporto cinese a Mosca. Secondo l’Unione europea ci sarebbero «informazioni credibili» riguardo all’utilizzo russo di droni prodotti da Pechino. «Non abbiamo ancora una panoramica chiara di quanto sta accadendo», ha commentato un alto funzionario europeo alla vigilia del Consiglio Affari esteri. Non è dunque noto se le armi di produzione cinese siano state effettivamente utilizzate sul campo. Di certo, ha aggiunto il funzionario, «ci sembra improbabile che Pechino non sia a conoscenza dell’operazione».

In copertina: Olaf Scholz con Vladimir Putin durane la visita a Mosca del 15 febbraio 2022, una settimana prima dell’invasione in Ucraina

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