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Andrea Delmastro e le singolari indicazioni nel manuale scelto per la penitenziaria: «Se un detenuto vi picchia non rimproveratelo davanti a tutti»

17 Novembre 2024 - 11:30 Sara Menafra
Il nuovo manuale della penitenziaria criticato dagli agenti perché troppo specifico e "inapplicabile". Nolé, Fp-Cgil: «Va bene evitare la violenza ma non possiamo perdere la nostra autorevolezza»

Il sottosegretario Andrea Delmastro si è fatto notare venerdì per una frase che mai un sottosegretario alla giustizia referente per le amministrazioni penitenziarie aveva pronunciato finora. A proposito delle nuove auto della penitenziaria, ha detto: «Una gioia far sapere che non lasciamo respirare chi sta dietro il vetro dell’auto della penitenziaria». Critiche e richieste di dimissioni, sono piovute da più parti, tanto che lo stesso Delmastro ha poi dovuto specificare che parlava solo dei detenuti per mafia, lasciando intendere che questi, se presi, perdano il diritto a non essere torturati. E dire che proprio lui un anno fa ha presentato un manuale operativo che solo nel corso dell’estate scorsa è stato effettivamente distribuito a tutti gli agenti e Open ha potuto leggerne una copia. L’idea del manuale, che affianca il più classico regolamento, era quella di spiegare come affrontare le situazioni di crisi, dalle aggressioni ai tentativi di suicidio, limitando il più possibile l’uso della forza, tanto più dopo il grande impatto dell’inchiesta sulla rivolta sedata con violenze diffuse nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il risultato, però, è un mansionario che entra nel dettaglio di reazioni, in molti casi, ovvie e che prescrive comportamenti che i sindacati della penitenziaria considerano, in alcuni casi, addirittura controproducenti.

Le indicazioni più sorprendenti 

La parte più strana delle schede del manuale operativo è che in molti casi dà indicazioni ovvie e spiega però poco come evitare i conflitti. Le “schede tecniche” elencano 40 situazioni di possibile crisi o di azioni da eseguire con attenzione, dall’accettazione in carcere di  un nuovo detenuto a come sedare una «battitura» (i detenuti che battono contro le sbarre o su pentole in segno di protesta). Cosa fare se un detenuto comincia a rompere oggetti? «Svolgere opera persuasiva anche per addivenire alle motivazioni del gesto cercando, al contempo, di farlo desistere». Se c’è una colluttazione tra detenuti?  «In attesa di rinforzi intervenire con la forza solo ed esclusivamente in presenza di elementi favorevoli alla separazione dei contendenti, e in assenza di pericoli per la propria incolumità o pregiudizi per la sicurezza, salvo che sia in grave repentaglio l’incolumità di qualche detenuto (es. detenuto sta cercando di accoltellare o strangolare altro ristretto, salvo che le condizioni non solo non permettano di tutelare l’incolumità del detenuto, ma metterebbero a serio pregiudizio quella del personale intervenuto)». Frasi che lascerebbero intuire, per come sono scritte, che in caso di pericolo, l’agente debba mettere a repentaglio anche la propria incolumità. In caso di rischio di evasione: «Non permettere di recare al seguito oggetti e/o indumenti ove non ve ne sia motivo, soprattutto in settori del penitenziario potenzialmente a rischio (es.: drappi di lunghezza consistente ai cortili passeggi)». 

Evitare di richiamare i detenuti in pubblico

Il carcere minorile Beccaria di Milano. ANSA/ANDREA FASANI

Il manuale ripete più volte gli stessi concetti, ad esempio di «adottare tecniche di de escalation». Alcune prescrizioni poi rischiano di essere poco credibili nel contesto carcerario. In caso di aggressione fisica da parte del detenuto all’agente, il manuale dice: «Evitare, per ovvi motivi di sicurezza e opportunità, di riprendere il soggetto o i soggetti coinvolti davanti ad altri detenuti, modus operandi che vale per tutti i ristretti, per scongiurare reazioni ostili e imprevedibili ovvero che si inneschi una sommossa». Una pagina particolarmente dettagliata riguarda anche le intimidazioni agli altri detenuti che entra nello specifico di una particolare situazione. In  caso di uno che abbia saputo che le sue minacce sono state riferite e reagisca violentemente, il manuale scrive: ​​«Mantenere una distanza di sicurezza cercando di tranquillizzare il detenuto che, con fare minaccioso, punta una lama rudimentale al collo del proprio compagno di camera di pernottamento, dicendogli che tutta la situazione è il risultato di un malinteso e che tutto potrà chiarirsi». 

La procedura anti-Cucchi

La sorella di Stefano, Ilaria Cucchi. ANSA/ANGELO CARCONI

Un capitolo è dedicato all’accettazione di detenuti che potrebbero aver subito violenze al momento dell’arresto. Nel caso di Stefano Cucchi, morto in seguito a quelle percosse, furono inizialmente incolpati gli agenti della penitenziaria e solo una successiva indagine, voluta dall’allora procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, permise di scoprire tra i carabinieri i responsabili del pestaggio. Il manuale per la penitenziaria dà indicazioni che sembrano più rivolte a tutelare l’agente di penitenziaria che a scoprire l’eventuale abuso (reato che un pubblico ufficiale deve in ogni caso denunciare), perché spiega che il detenuto va controllato «in presenza della Forza di polizia che ha effettuato la consegna». Se, secondo i sanitari, è necessario portare i detenuti in carcere, «invitare la Forza di polizia che ha provveduto all’accompagnamento, a procedere all’incombenza con l’onere di documentare gli accertamenti sanitari svolti e le relative cure: il nuovo giunto potrà essere preso in carico solo successivamente». 

Le parole di Delmastro 

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Alla presentazione di questo manuale, a settembre scorso, Delmastro aveva esultato: «Finalmente la politica e l’amministrazione penitenziaria ci mettono la faccia non scaricando i problemi sugli agenti che magari neoassunti sono senza regole precise di ingaggio”aveva detto, spiegando che non si trattava di «uno scudo penale” per le attività  svolte all’interno del carcere ma di indicazioni che, nell’assicurare «legalità  e sicurezza» liberano le forze dell’ordine dalla «paura di intervenire». La situazione carceraria, dicono i dati, è sempre più pesante. I detenuti sono arrivati, dato del 31 ottobre, a 62.862 (4mila più di un anno fa), su 51.181 posti disponibili. Il livello di sovraffollamento è mediamente del 130%, ma ci sono istituti che arrivano al 150% con punte nelle case circondariali, come San Vittore che arriva al 200%. I suicidi nel 2024 sono stati finora 80. Un quadro complessivo in cui la maggior parte delle organizzazioni sindacali penitenziarie non vogliono certo accendere maggiori tensioni, spiega Donato Nole del Fp Cgil – Penitenziaria: «Va bene condividere tecniche non violente, ma non è neppure auspicabile che gli agenti perdano la loro autorevolezza davanti ai detenuti. Le indicazioni del manuale sono molto specifiche ma ogni situazione è a se, impossibile semplificare».

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