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Autonomia differenziata, Calderoli: «La legge verrà modificata, ma nessuno mi rompa gli zebedei»

Dopo la parziale bocciatura della Consulta, il ministro per gli Affari regionali detta la linea: «Non ci fermiamo. Ne ho viste di peggio, qui si tratta di sette punti»

«È stata l’opposizione a chiedere l’esame costituzionale dell’autonomia, quindi se ora applichiamo i suggerimenti costituzionali, nessuno deve più rompermi gli zebedei…». Il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, intervistato da Repubblica, non si lascia intimorire dalla parziale bocciatura della legge sull’autonomia differenziata da parte della Corte Costituzionale. La normativa andrà avanti accogliendo quanto previsto dalla Consulta: «Io ho arato un campo incolto e se la Corte mi dà suggerimenti, sono contento».

«La sentenza della Consulta? Ne ho viste ben di peggio»

«Ne ho viste di peggio, qui si tratta di sette punti», commenta con ironia Calderoli. Che in passato aveva formulato leggi che allo stesso modo erano andate a sbattere contro il muro della Corte costituzionale: «Ricordo quando il Porcellum fu dichiarato del tutto incostituzionale: lo prevedevo, perché scrissi quella legge elettorale sotto la spada di Damocle delle imposizioni politiche». Questa volta per il ministro per gli Affari regionali le cose sono diverse e quindi proseguono i colloqui con le Regioni che hanno richiesto le materie non interessate dai livelli essenziali di prestazione (Lep): «Non ci fermiamo».

Il rispetto dei giudici

«Ho rispetto dei giudici e ne osserverò le prescrizioni. Non entro nelle polemiche con le toghe. La sinistra si attenga a sua volta a votare le modifiche obbligate in senso costituzionale», dichiara il politico della Lega. Che smentisce di non aver preso bene la decisione della Consulta: «Nonostante qualcuno pensi che io abbia preso negativamente il pronunciamento della Corte, non è così. Ho il massimo rispetto dei giudici costituzionali. Certo, sarei stato più contento se mi avessero detto “tutto a posto”, ma ho l’umiltà e l’orgoglio di chi, avendo percorso una terra sconosciuta e nuova, possa anche avere commesso qualche errore». E rivendica la sua vittoria: «Io sono riuscito a fare approvare in Parlamento una legge sull’autonomia e non avevo verità in tasca».

Il giudizio sulla decisione: «L’impianto della legge ha retto»

Il ministro smonta le critiche di chi ritiene che della sua legge sia rimasto solo uno scheletro: «Questa è una sciocchezza. La mia legge è fatta di 11 articoli e 45 commi, le Regioni di centrosinistra hanno contestato 43 dei 45 commi. La Consulta ha riscontrato 7 motivi su 60 di incostituzionalità che provvederemo a rimuovere. Risultato? L’impianto della legge ha retto. Io recepirò alla lettera tutti i rilievi. Dopo di che, non c’è più nulla da dire…».

Sul referendum: «Non ritengo possa raggiungere il quorum»

Dopo la sentenza della Corte in molti si sono chiesti se il referendum invocato dalle opposizioni e presentato all’Ufficio centrale della Corte di Cassazione si svolgerà. Ma ciò non preoccupa Calderoli: «A me il referendum non fa paura, perché non ho mai creduto che fosse ammissibile. E non lo credo ancora più ora dopo l’intervento della Consulta. Non ritengo poi che possa raggiungere il quorum e quindi trasformarsi in un rischio per la nostra riforma». E sul tema che il possibile stop dell’autonomia differenziata sia legato a doppio filo con il destino della legge sul premierato, risponde: «È una competizione inesistente. I percorsi sono ampiamente separati e tali restano. Il premierato è una riforma costituzionale, richiede più tempo, ma vogliamo realizzarli entrambi»

Il problema dei Lep

«Rispetto alle censure della Consulta a mia discolpa ho il fatto di avere usato una prassi consolidata dal passato e di muovermi in un territorio incognito», risponde il ministro. Che spiega anche come intende muoversi per definire i Lep: «Sui livelli essenziali di prestazione, i Lep, nel caso della sanità sono stati definiti con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri e sempre dpcm sono stati utilizzati per le misure anti Covid nel governo Conte. Però questo strumento è considerato inidoneo per la definizione dei lep nell’autonomia differenziata. Se vogliono una fonte di rango primario, una legge del Parlamento o una legge delega, lo faremo». Così chiarisce: «Sui Lep ho intenzione di presentare una legge delega ad hoc. Per il resto emendamenti. Entro fine 2025 dovremmo esserci».

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