Torna Belve, Scamarcio e la scena di sesso con Bellucci: «Un’esperienza faticosa e “morbida”, ma dopo 7 ore a fingere un amplesso…» – Il video
«È stato complicato rimanere passivo. Sette ore a fingere un amplesso, a un certo punto uno poi… uno si stanca, siamo fatti di carne e ossa!». L’attore Riccardo Scamarcio racconta con queste parole la celebre scena di Manuale d’amore 2, filmata con Monica Bellucci. Un dietro le quinte che il 45enne rivela a Francesca Fagnani nella prima puntata della nuova stagione del programma Belve. Non solo telecamere scottanti: Scamarcio ripercorre l’infanzia «dissipata» nella sua Puglia, la carriera non senza difficoltà e i contrasti con altri professionisti della tv e del cinema. Fino alla la storia d’amore con l’attrice Benedetta Porcaroli. Il programma andrà in onda su Rai2 in prima serata ogni martedì a partire da domani, 19 novembre.
La scena di sette ore con Monica Bellucci
Ad aprire l’argomento ci pensa, come sempre, la conduttrice Francesca Fagnani. La domanda è secca e diretta: per Monica Bellucci quella è stata «la scena più erotica che lei abbia mai interpretato: è reciproco?». A questo punto l’attore, sebbene noto per la sua riservatezza e la sua “tenebrosità”, è quasi costretto a confessare, non senza qualche risata. «Posso ricambiare, ci mancherebbe. Ma con quella scena mi sono attirato l’odio di tanti uomini», ammette. «Ero sulla sedia a rotelle, è stata un’esperienza “morbida”. È stato complicato restare passivo». Fagnani non demorde, anzi gira il coltello nella crepa che la sua prima domanda ha aperto: «Come mai la scena è durata fino alle quattro di notte?». Inutili i tentativi di Scamarcio di glissare: «Passiamo ad altro, no?». Alla finre l’attore deve cedere nuovamente: «Sette ore a fingere un amplesso, cioè a un certo punto uno poi… uno si stanca, siamo fatti di carne ed ossa!». E poi aggiunge: «Uno può avere anche delle reazioni involontarie».
Il rapporto con la droga e i «troppi piedi pestati» a produttori e registi
Altro capitolo importante nella vita del 45enne è quello della sua infanzia, passata nella città pugliese di Andria. Una gioventù bruciata, anzi «dissipata», anche a causa del contatto con la droga: «Ho provato quasi tutto. Mi facevo le canne in centro storico ad Andria». Una vita che comunque, già dai primi anni, è stata per lui «artistica». E che comunque, assicura Scamarcio, non l’ha mai portato «a una dipendenza». Da lì si salta facilmente alla sua carriera davanti alle telecamere. Non solo i successi, da Tre metri sopra il cielo in poi, ma anche i contrasti con colleghi e registi. La polemica per i pochi premi ricevuti durante la sua attività viene quasi naturale:«Hanno vinto tutti. Ma è chiaro che non devi pestare i piedi a quelli sbagliati», avverte ricordando la lite con Ferzan Özpetek. «Io ho pestato molti piedi di quelli che contano, registi e produttori, soprattutto da giovane. Quando è capitato sono andato a lavorare all’estero e ho fatto calmare le acque».
L’amore con Benedetta Porcaroli
E oggi? Il tentativo, svela Riccardo Scamarcio, è quello di liberarsi delle etichette “tenebroso” e “oscuro”, che lo hanno accompagnato per gran parte della sua carriera. «Ultimamente tendo al bianco», dice spiegando di essersi lasciata alle spalle un’inquietudine interiore. «Ho trovato la pace dei sensi». E forse, in questo, la relazione con Benedetta Porcaroli c’entra qualcosa. Anche se l’intervista a sua madre, in cui si dice contenta per la relazione tra i due, «le è stata estorta», la verità non cambia. E Riccardo Scamarcio confessa: «Sì, sono innamorato».