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Cop29, l’allarme per il Mediterraneo: «Se continua così 20 milioni di persone dovranno fuggire entro il 2100»

18 Novembre 2024 - 23:59 Antonio Di Noto
mar mediterraneo visto dal satellite
mar mediterraneo visto dal satellite
Il Mare Nostrum è teatro di alcuni dei più drastici cambiamenti del clima, come illustrano gli esperti di MedECC a Baku

Se il trend attuale continuerà, fino a 20 milioni di persone che oggi abitano le coste del Mar Mediterraneo dovranno lasciare la propria casa per sempre a causa dell’innalzamento del livello delle acque. Questo è uno dei dati più significativi del rapporto speciale della rete di scienziati ed esperti Mediterranean Experts on Climate and environmental Change (MedECC) presentato oggi alla Cop29 di Baku. Secondo quanto si legge nel report, oggi il tasso di innalzamento del livello del mare è di 2,8 millimetri all’anno, il doppio rispetto alla fine del secolo scorso. Ed entro il 2100, a causa dei cambiamenti climatici, il livello potrebbe essere un metro più alto di ora, mettendo a repentaglio la stabilità della vita di un terzo degli abitanti della regione tra cui il popolatissimo delta del Nilo, nonché il funzionamento di infrastrutture comprese strade, ferrovie ed aeroporti.

Il rischio alluvioni nel bacino del Mediterraneo

È drammatico il quadro dipinto dal rapporto, secondo il quale la regione mediterranea si sta scaldando il 21% più velocemente del resto del mondo. A causa di ciò, la costa mediterranea è tra le regioni del mondo con la più alta probabilità di inondazioni composte – ovvero quelle in cui l’effetto del mare che risale lungo la costa si combina con le piene dei fiumi ingrossati dalla pioggia – il cui impatto sarà aggravato dai cambiamenti climatici e dalla crescita della popolazione lungo i litorali. Il documento viene presentato in un anno nero per le alluvioni, con l’Emilia-Romagna, Valencia, e Catania tra gli esempi più preoccupanti. Gli esperti mettono in guardia contro i sistemi di protezione contro le inondazioni costiere, come il Mose di Venezia, che nel lungo termine non riusciranno a contenere la forza del mare.

Siccità al Sud, troppa pioggia al Nord

Come già evidente negli ultimi anni in Italia, spesso spaccata in due meteorologicamente, le zone meridionali del bacino del Mediterraneo vedranno una diminuzione delle piogge che le espone sempre più al rischio siccità, mentre quelle più a nord ci sarà un aumento delle precipitazioni. Proseguirà poi l’incremento di frequenza e durata delle ondate di calore marine, al momento cresciute rispettivamente del 40% e del 15%. Gli sbalzi di temperatura hanno già facilitato la proliferazione di specie aliene come il granchio blu, che il governo sta cercando di limitare con varie strategie. Il rapporto evidenzia ancora una volta come il Mediterraneo sia una delle aree del mondo che si sta riscaldando più velocemente.

L’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo

Infine, il documento puntualizza che il Mar Mediterraneo è una delle aree più inquinate da plastica al mondo. La plastica rappresenta fino all’82% dei rifiuti osservati, il 95-100% del totale dei rifiuti marini galleggianti e oltre il 50% dei rifiuti marini del fondale. Entro il 2040, le perdite di plastica in mare potrebbero raddoppiare se la produzione annua di plastica continuerà a crescere al ritmo del 4% e la gestione dei rifiuti non subirà un netto miglioramento, avvertono gli esperti chiedendo che vengano implementate soluzioni per limitare l’inquinamento alla fonte.

ASA/Goddard Space Flight Center, and ORBIMAGE | Bacino del Mar Mediterraneo visto dal satellite

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