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Femminicidio Giulia Cecchettin, il padre Gino alla Camera: «Siamo qui per dare voce e sostegno a chi non può più urlare»

processo turetta femminicidio giulia cecchettin risarcimento
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«Non possiamo permetterci di essere indifferenti o voltare lo sguardo altrove. La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo», il messaggio del genitore alla presentazione della Fondazione

«La fondazione è qui per dare voce e sostegno a chi non può più urlare, a chi vive nella paura. Non possiamo permetterci di essere indifferenti o voltare lo sguardo altrove. È il tempo di unire le forze». A parlare è Gino Cecchettin, il padre di Giulia, la 22enne di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta la notte dell’11 novembre 2023, ora a processo. A distanza di quasi un anno dal femminicidio della figlia, Gino presenta oggi, 18 novembre, alla Camera la fondazione creata per combattere la violenza e le disparità di genere nella società.

L’impegno comune

Gino Cecchettin invoca un impegno comune: «Oltre un omaggio a Giulia» quello della fondazione «è un impegno che riguarda il coinvolgimento di ciascuno di noi». La fondazione, spiega, ha «il compito di educare per produrre un cambiamento. La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo: non è solo una questione privata. Dobbiamo educare le nuove generazioni». Da quell’11 novembre Gino ha deciso di ripartire: «Quando si affrontano tragedie tali, la vita ti sorprende sempre dandoti scopi nuovo. E oggi sono qui per parlarvi proprio di questo». L’evento si tiene nella Sala Regina a Palazzo Montecitorio alla presenza della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara con un discorso che ha acceso molte polemiche, il vice presidente della Camera Giorgio Mulè e la presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio Martina Semenzato. Durante la presentazione interverranno anche Anna Maria Tarantola, vice presidente della Fondazione, e l’ex campionessa di nuoto Federica Pellegrini che svolge il ruolo di consigliera. L’evento è moderato dalla giornalista di La7 Gaia Tortora anche lei consigliera della Fondazione.

I pilastri della Fondazione

I pilastri della Fondazione Giulia Cecchettin sono «l’educazione all’affettività, quindi formazione e lavorare di concerto con le altre associazioni e le altre fondazioni. Noi vorremmo essere inclusivi e poi aiutare le ragazze nel loro percorso di studi. La nascita della Fondazione è stata ispirata alla vita di Giulia e all’amore che provo per lei», ha aggiunto il padre Gino.

Zuppi: «L’amore non è mai possesso, ma sempre dono e rispetto»

«La Fondazione Giulia Cecchettin ci aiuterà a comprendere che l’amore non è mai possesso, ma sempre dono e rispetto. Per quello che mi sarà possibile, cercherò di aiutarvi», è il messaggio del cardinale Matteo Zuppi al padre di Giulia. «Oggi presenti la Fondazione che porta il nome della tua amata Giulia, che è diventata carissima anche per ognuno di noi. Desidero far sentire la mia personale vicinanza a te, ai tuoi figli e a tutti i familiari e gli amici», continua Zuppi.

Mulè condivide l’appello: «Uomini, nessun si chiami fuori»

Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè condivide l’appello lanciato da Gino Cecchettin: «Siamo qui per fare rumore. Un grido. E lo diciamo agli uomini: nessun di loro o di noi si chiami fuori. L’idea di Gino Cecchettin di presentare la Fondazione alla Camera dei deputati mi ha molto sorpreso e commosso. Non aspettavamo altro». Mulè ha poi ricordato la ricorrenza del 25 novembre, la giornata Giornata mondiale contro l’eliminazione della violenza contro le donne: «Lo facciamo nel nome di Giulia, guardando avanti, guardando la necessità di formare e parlare, confrontarsi soprattutto con i giovani per un’educazione affettiva che evidentemente oggi è carente». E sulle modifiche da applicare alla legislazione vigente aggiunge: «Si può fare meglio con l’impegno non solo dei parlamentari, ma di tutti coloro che hanno un ruolo nelle istituzioni. Qui non c’è differenza tra partito e ideologia, c’è un interesse comune che è quello di un approccio nuovo e diverso all’affettività, al modo di comportarsi e di avere rispetto, soprattutto delle donne».

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