L’ira del Cremlino dopo l’ok Usa ai missili a lungo raggio: «La Nato è entrata in guerra». Il Papa al G20: «Basta armi, trovate vie di pace»
Può il colpo di coda di Joe Biden, che a due mesi dalla fine del suo mandato ha autorizzato l’Ucraina ad utilizzare missili a lungo raggio verso il territorio russo, spostare gli equilibri della guerra? E se sì, in che direzione? È la domanda che rimbalza da una cancelleria mondiale all’altra il giorno dopo la diffusione della notizia sul cambio di linea degli Usa. L’interrogativo tiene banco anche a Rio de Janeiro, dove si apre oggi il vertice G20 sotto la presidenza brasiliana. L’Ucraina ha accolto con sollievo il via libera degli americani all’utilizzo oltre confine degli Atacms, una richiesta che Volodymyr Zelensky e i suoi avanzano da mesi. Il timore se mai, visto da Kiev (ma anche da esperti militari), è che la decisione di Biden arrivi troppo tardi per cambiare le cose, considerate le serie difficoltà sul terreno delle truppe ucraine a contenere l’avanzata russa. Oggi gli Usa hanno fatto trapelare la precisazione che i missili a lungo raggio potranno comunque essere usati per colpire le forze russe e nordcoreane solo nella regione russa di Kursk. Un modo per dissuadere la Corea del Nord dal sostenere militarmente la Russia, hanno spiegato fonti della Casa Bianca ad Axios. Resta il fatto che quella di Biden è per Mosca una svolta inaccettabile. Significa che «i Paesi Nato sono in guerra con la Russia», ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ricordando quella “linea rossa” tracciata nei mesi scorsi da Vladimir Putin. «Vedremo se sceglieranno di fare questo passo avventato e potenzialmente pericoloso, provocando un’ulteriore escalation delle tensioni nel conflitto. Comunque è certo che tali azioni non resteranno senza una risposta appropriata, come Putin ha detto chiaramente», ha aggiunto Peskov.
La Germania seguirà gli Usa?
Quello del Cremlino è un ragionamento non solo politico-simbolico, ma anche tecnico-militare. Secondo Mosca infatti le forze ucraine non sarebbero in grado di azionare da sole questi armamenti, ma avrebbero bisogno di specialisti militari dei Paesi fornitori per inserire i dati di intelligence necessari al puntamento. Caduto l’ultimo tabù, sul fronte europeo ora ci si divide sul da farsi. Secondo il Financial Times la decisione Usa aumenta grandemente la pressione in particolare sulla Germania perché operi una simile, importante mossa: consegnare a Kiev i Taurus. Olaf Scholz si è fin qui sempre opposto all’invio dei missili a lungo raggio di fabbricazione tedesca per colpire in Russia, e il suo portavoce oggi ha ribadito la posizione. Ma il governo guidato dal leader Spd è ormai ai titoli di coda, con le elezioni anticipate già pre-fissate per il prossimo 23 febbraio, e il quadro politico tedesco è in rapida evoluzione. Ieri il ministro dell’Economia e leader dei Verdi Robert Habeck ha detto che invierebbe a Kiev i Taurus se vincesse le elezioni (è lui il candidato Cancellieri dei Grünen). Anche la Cdu, che domina nei sondaggi, e l’Fdp sembrano propendere per il sì e dunque, ha sintetizzato oggi un’eurodeputata di peso dei Liberali come Marie-Agnes Strack-Zimmermann, «ora al Bundestag c’è una maggioranza numerica» per prendere questa decisone. Analisti citati dall’FT ritengono che i colpi dei Taurus aiuterebbero l’Ucraina a infliggere danni pesanti alle truppe di Putin (e Kim Jong-un), bloccandone l’avanzata in Kursk o eventualmente altrove.
La prudenza dell’Italia e la tela di Erdogan
Chi di missili verso la Russia non vuole sentire parlare è il governo italiano. Anche oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito da Bruxelles che «la nostra posizione sull’uso delle armi da parte dell’Ucraina non cambia, si possono usare solo all’interno del territorio ucraino». Dopo la vittoria negli Usa di Donald Trump, il governo italiano sembra già sintonizzato su altre frequenze: «Siamo favorevoli ad una Conferenza di pace con la presenza dei russi, dei cinesi, degli indiani e dei brasiliani, e mi auguro che Pechino possa svolgere un ruolo positivo per far comprendere a Mosca che bisogna smetterla con questa guerra insensata», ha detto ancora Tajani, aggiungendo di voler incontrare il nuovo segretario di Stato Usa (Marco Rubio) «appena possibile». La via del negoziato resta quella preferibile pure per la Turchia. Ankara ha smentito la notizia secondo cui si accingerebbe a presentare un piano di pace tra Russia e Ucraina, ma ha confermato di sostenere «iniziative diplomatiche volte a porre fine alla guerra» tra i due Paesi.
L’appello del Papa al G20
Nodi delicatissimi che saranno al centro non solo degli incontri in plenaria, ma anche e soprattutto dei numerosi vertici bilaterali in programma nelle prossime ore a margine del G20 di Rio. Gli sherpa dei governi lavorano a un documento comune che i leader possano approvare a fine vertice. Secondo bozze visionate da Bloomberg, la dichiarazione finale metterebbe l’accento sulla «sofferenza umana e gli impatti negativi» del conflitto sulla sicurezza alimentare ed energetica globale, ma anche sull’inflazione e sulla crescita, e darebbe pertanto sostegno «a tutte le iniziative rilevanti e costruttive a sostegno di una pace durevole» basata sulla Carta delle Nazioni Unite. Linguaggio su cui metterebbe probabilmente la firma Papa Francesco, che in un messaggio al vertice letto dal segretario di Stato Pietro Parolin definisce «della massima importanza che il Gruppo dei 20 individui nuove strade per raggiungere una pace stabile e duratura in tutte le aree colpite da conflitti, con l’obiettivo di ripristinare la dignità delle persone». Il Pontefice sottolinea d’altronde come «le guerre continuano a esercitare una notevole pressione sulle economie nazionali, soprattutto a causa dell’esorbitante quantità di denaro spesa in armi e armamenti». Risorse che andrebbero invece destinate a combattere la fame e la povertà nel mondo. Papa Francesco rilancia pertanto la «proposta di lunga data della Santa Sede, che chiede di riorientare i fondi attualmente assegnati alle armi e ad altre spese militari verso un fondo globale progettato per affrontare la fame e promuovere lo sviluppo nei paesi più poveri».
Video di copertina: Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani interviene sul tema delle ami a lungo raggio all’Ucraina a margine del Consiglio Esteri Ue – Bruxelles, 18 novembre 2024 (TotalEU)