Il panino che non poteva mangiare e la mancata rianimazione: così è morta Margaret Spada nella “clinica” dove si pagava cash
Un edema cerebrale «gravissimo e imponente». E una polmonite ab ingestis, legata a un panino mangiato qualche ora prima. Senza indicazioni di restare a digiuno prima dell’intervento. Questo hanno scritto i medici del Sant’Eugenio riguardo Agata Margaret Spada quando la 21enne è arrivata al pronto soccorso. Ovvero dopo l’operazione di chirurgia estetica in via Pavese all’Eur. La ragazza di Lentini è morta dopo tre giorni di coma. Secondo i dottori che l’hanno vista per la prima volta «i dati riportati in anamnesi non sono concordanti con la gravità del quadro clinico». E ora il pm Erminio Amelio indaga sulla probabile mancanza di dotazioni per l’emergenza, sulle comunicazioni non corrette al 118 e sulle manovre praticate (o no?) quando ha cominciato a sentirsi male.
«Somministrato anestetico locale»
Sul motivo del decesso dopo l’autopsia e in attesa dei risultati degli esami tossicologici ci sono quattro ipotesi. Una cardiopatia asintomatica (ma la ragazza aveva mandato i risultati di un elettrocardiogramma ai Procopio prima di partire per Roma). Oppure una reazione allergica. O ancora una dose eccessiva di anestetico, del farmaco vasodilatatore a cui veniva combinato o di entrambi. Nel primo referto di accesso al pronto soccorso c’è scritto soltanto «somministrato anestetico locale». La paziente è stata trasferita in terapia intensiva, dove è stata sottoposta a una toilette broncoscopica e alla disostruzione dal materiale alimentare. È morta per arresto cardiocircolatorio dopo un’acuta sofferenza. Una delle ipotesi è che Margaret abbia vomitato dopo l’anestesia. Nell’occasione probabilmente nessuno l’ha girata sul fianco. E questo ha portato all’ostruzione di bronchi e ai problemi ai polmoni.
Il digiuno e la rianimazione
Finora non si è trovata traccia del consenso informato che la 22enne avrebbe dovuto firmare. Ed è possibile che nessuno abbia avvertito Margaret Spada che quel giorno avrebbe dovuto presentarsi a digiuno. La relazione del Sant’Eugenio fa pensare che sia mancata all’inizio la corretta fase di rianimazione della ragazza. Così come i soccorsi non sarebbero stati chiamati subito, ma soltanto quando i tentativi di rianimazione della ragazza sarebbero risultati vani. Sul punto sarà cruciale la testimonianza del fidanzato Salvatore Sferrazzo, che ha girato due video mentre la ragazza si sentiva male. I risultati degli esami tossicologici sono attesi entro sessanta giorni. Sulla graticola ci sono Marco e Marco Antonio Procopio. Ovvero padre e figlio, chirurghi estetici in uno studio senza autorizzazioni.
La laurea in Romania
Intanto emergono dettagli proprio sulla laurea in Romania di Marco Antonio Procopio. La Repubblica scrive che nel 2011 fallì il test di medicina, arrivando 6230esimo su 6265 candidati al Gemelli di Roma con 13,5 punti su 100. Da lì la decisione di andare a studiare in Romania. La laurea venne in seguito validata in Italia. Il Corriere della Sera invece riporta il racconto di un’altra paziente dello studio di via Pavese. Si chiama V.O. e fa sapere che i pagamenti per le operazioni avvenivano in contanti e in nero. «Procopio chiedeva solo cash con lo sconto (quindi senza contare l’Iva, ndr). E tutta la contabilità era scritta su un foglio come quello che ho conservato per i miei interventi. Ho fatto da loro anche lo stesso tipo di operazione di Margaret».
I pagamenti in nero
Il documento è un foglio A4 senza intestazioni, libri o firme. Sul foglio si legge: «Intervento seno 7500 euro». Poi voci più specifiche: «1° sculptura, 2 fiale glutei 550 euro». La somma è cancellata con un tratto di penna e riscritta così: «450 euro a fiala, tot. 900 euro». Lo stesso per il filler viso, 200 euro invece di 350, poi «botox due tipi 230 e 350 euro», «filler glutei 250 euro a fiala». E soprattutto: «rimodellamento naso 2000 euro».