Veronica Sposito: chi è la prof di Castellammare accusata di abusi e molestie e aggredita per una chat
Si chiama Veronica Sposito l’insegnante di sostegno del plesso Catello Salvati dell’Ic 2 Panzini di Castellammare di Stabia aggredita da trenta genitori e parenti di bambini giovedì 14 novembre. Ha 37 anni e due mamme la accusano di non meglio precisati abusi nei confronti dei figli. Nella concitazione della scorsa settimana ha subito un trauma cranico (dieci giorni di prognosi), mentre il padre ha un osso rotto. La spedizione punitiva dei parenti dei bambini nasce da un post su Facebook diventato virale. E ancora oggi in zona ci sono striscioni di solidarietà con i genitori. Il ministro Giuseppe Valditara ha disposto un’ispezione nel complesso di Scanzano. Mentre lei dice: «Sono serena: dall’analisi del mio telefono cellulare non verrà fuori nulla di compromettente».
Le chat sexy per accusare la prof
Tutto parte da una chat che si chiama “La Saletta”. Ne facevano parte Sposito e sei alunni in tutto. E, secondo l’accusa, lì sarebbero stati postati messaggi audio con esplicite allusioni sessuali. Cinque genitori di alunni del Catello Salvati hanno sporto denuncia ai carabinieri. E parlano anche di presunte molestie. Ma c’è anche l’ipotesi che si tratti di una ritorsione nei confronti dell’insegnante. La procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso indaga anche sull’hackeraggio dei profili social di Sposito. Il contenuto della chat potrebbe quindi essere manomesso. E comunque si parla della voce di una donna, senza che ci siano prove che sia proprio quella dell’insegnante. Il post diventato virale su Facebook lo ha scritto invece Teresa Manzi. A quanto pare qualche ora dopo l’aggressione. Anche se questo smentirebbe il fatto che l’abbia provocata.
Il post su Facebook “L’urlo di una madre”
Il post si intitolava “L’urlo di una madre”. E all’interno senza fare nomi e senza riferimenti all’irruzione, si affermava di «aver scoperto che una docente ha abusato dei figli affidati a quell’istituto». E lei oggi dice al Corriere della Sera: «Ci sono bambini che hanno visto quanto accaduto in televisione e, spaventati, non volevano venire a scuola. Una mamma ha detto al figlio che i carabinieri erano lì perché c’era stato un crollo nella palestra, un’altra che stavano girando un film. Ci hanno chiamato camorriste, hanno detto che siamo bestie ma la verità è diversa». «Sono serena e sicura che dall’esame che gli inquirenti stanno facendo del mio cellulare (che è stato sequestrato appunto dagli investigatori, ndr) non emergerà nulla di compromettente», dice lei al Mattino attraverso il suo avvocato.