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David Lynch non può uscire di casa per un enfisema polmonare: gli inizi con il fumo a 8 anni e lo stop con la diagnosi

David Lynch non può uscire di casa per un enfisema polmonare
David Lynch non può uscire di casa per un enfisema polmonare
Il regista racconta a People la storia della sua dipendenza: «Amavo l'odore, il sapore del tabacco, accendere le sigarette. Faceva parte del mio essere». Poi la decisione con l'aggravarsi della malattia

Il regista David Lynch non può uscire di casa per colpa di un enfisema polmonare, una malattia cronica e incurabile che compromette progressivamente la capacità respiratoria. A causare questa sua condizione è stata la sua dipendenza dal fumo iniziata quando era ancora piccolo: «Fumo da quando avevo 8 anni», racconta a People. Un vizio che si è portato avanti fino ai 76 anni quando l’aggravarsi della patologia l’ha costretto a smettere. Ora sono due anni che non tocca una sigaretta, ma è obbligato a utilizzare una bombola d’ossigeno anche per spostamenti minimi.

Il rapporto di Lynch con il fumo

«Amavo l’odore, il sapore del tabacco, accendere le sigarette. Faceva parte del mio essere pittore e regista», spiega al periodico statunitense. Nel 2020 arriva la diagnosi di enfisema polmonare, ma Lynch continua a fumare. Fino a che, due anni fa, le conseguenze della malattia lo mettono davanti all’unica scelta che gli era rimasta: «Ho visto la scritta sul muro: morirai in una settimana se non smetti. Quando cercavo di smettere, l’astinenza diventava insopportabile. Bastava una sigaretta per ricominciare tutto da capo».

Non è stato facile alla sua età: «Nella mente di ogni fumatore c’è la speranza che ciò che ama gli faccia bene, ma è un’illusione. Ho giocato col fuoco e sono stato morso». Una bombola d’ossigeno lo segue in ogni spostamento, una sensazione che descrive come «camminare con un sacchetto di plastica intorno alla testa». Nel prossimo futuro del regista di The Elephant man, Dune e Mulholland Drive c’è ancora la speranza di dirigere un film: non più dietro la cinepresa ma da remoto.

I dati in Italia

Il fumo è una piaga che colpisce anche l’Italia. Come riporta l’Adnkronos l’età media in cui si inizia a fumare si è abbassata secondo un recente rapporto. Oggi si inizia intorno ai 17 anni, rispetto ai 19 degli anni ’90. In generale, però, il trend è positivo sia a livello nazionale che internazionale. Se nel 2001 il 24% della popolazione sopra i 14 anni fumava regolarmente, nel 2021 questa percentuale è scesa al 19%. Secondo i dati Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) in Italia fuma il 22% degli under 17 e di questi, l’11% consuma più di mezzo pacchetto di sigarette al giorno.

Tra i tabagisti abituali, di ogni fascia d’età, oltre il 44% ha iniziato prima dei 18 anni. Nonostante il calo dei numeri, il fumo rimane uno dei maggiori killer nel Paese. Secondo i dati presentati dall’Aiom, nel 2023 sono state diagnosticate circa 40.000 nuove neoplasie polmonari. Il fumo è responsabile di circa il 90% di questi casi. Ogni anno, si contano oltre 93.000 morti attribuibili al tabagismo, tra malattie oncologiche, cardiovascolari e respiratorie.

In copertina: EPA/NINA PROMMER I Il regista statunitense David Lynch posa sul tappeto rosso prima all’Annual Governors Awards al Dolby Theater di Hollywood, California, USA, 27 ottobre 2019.

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