Samuel Tafciu, Sara e Aurora Esposito: chi sono le vittime dell’esplosione nella fabbrica di fuochi d’artificio abusiva a Ercolano
Si chiamavano Samuel Tafciu e Sara e Aurora Esposito le tre persone morte nello scoppio di una fabbrica di fuochi artificiali abusiva a Ercolano in provincia di Napoli. Il tutto è accaduto in via Petacca 94. Sara e Aurora venivano da Marigliano, Tafciu era albanese e aveva 18 anni. Era diventato padre di una bambina da cinque mesi. Aurora aveva una figlia di 4 anni. Anna Campagna è la suocera di Samuel: sua figlia di 17 anni lo aveva conosciuto da un anno e avevano messo su famiglia a Ponticelli, quartiere della periferia est di Napoli. La Repubblica scrive che ieri una cognata di Samuel ha urlato il nome del proprietario dell’immobile trasformato in fabbrica di fuochi.
La fabbrica abusiva
«Non sappiamo se l’attività fosse gestita da lui o avesse dato in fitto i locali», dicono dal Comune di Ercolano. Fino a qualche mese fa era una casa occupata abusivamente da un anziano che era stato denunciato. Da luglio era stata liberata. «I proprietari erano venuti a viverci da poco. Mai saputo dei fuochi d’artificio. Stavo dormendo alle 15, ho sentito un boato, un fumata bianca e poi ho visto in aria i calcinacci», dice un vicino. Secondo i carabinieri arrivati in via Patacca le vittime non erano dei professionisti, ma giovani messi a lavorare con materiale ad alto rischio in una casa-deposito allestita lo scorso fine settimana. Secondo i vicini era il loro primo giorno di lavoro e l’incidente si è verificato durante la pausa pranzo. Forse per un’ingente quantità di botti stoccati nella palazzina di un piano con garage.
Samuel Tafciu, Sara e Aurora Esposito
«Voglio le mie figlie. Sara e Aurora, rispondete. Le voglio prendere io, non mi muovo da qua. Non è vero, è tutto un sogno…», dice Lucia Esposito, la madre alle 17,40 mentre è saltata la corrente elettrica in zona. Mario invece è il compagno di Aurora: «Io lavoro fuori, mi hanno chiamato e sono corso qui. Non so quello che è successo, in realtà io sapevo che lei stava lavorando in un’impresa di pulizie». «Chi lo dice a mia nipote che non ha più un padre?», si dispera Anna Campagna, la suocera di Samuel. «A 18 anni non si può perdere la vita così. Era il primo giorno di lavoro e guardate che è successo. Voleva mantenere la famiglia, aveva trovato questo lavoro tramite amici. È successo tutto tra sabato e domenica. Samuel aveva fatto il magazziniere per tre mesi, ma non aveva percepito lo stipendio. Lui, mia figlia e la bambina vivono con me. Ma io ho altri 4 figli, che posso fare? Compro il latte e i pannolini per la bambina. E poi?», dice.