Giorgia Meloni lo aveva detto a Matteo Salvini: «Così perdiamo l’Umbria». E adesso punta al Veneto
Lei l’aveva detto a Matteo Salvini in privato: «Con la Tesei perdiamo. Non insistere. Non ha fatto bene in questi anni. Cambiamo candidato, ascoltami». E adesso Giorgia Meloni incassa sì la sconfitta in Umbria insieme al resto del centrodestra. Ma guarda anche ai risultati interni, che vedono Forza Italia sorpassare la Lega, con un certo interesse. Perché il Carroccio, che contende a Fratelli d’Italia la leadership della destra della coalizione, esce ridimensionato dalle urne in Emilia-Romagna e in Umbria. E secondo la premier «con queste percentuali non può pensare di mantenere la guida di Veneto e Lombardia». Ma soprattutto, Salvini deve incassare la sconfitta definitiva del suo progetto di Lega Nazionale. Mentre il partito continua a rimanere da anni intorno al 7% nonostante sia al potere.
Meloni e Salvini
La Stampa spiega oggi che Tesei non era amata nemmeno da Forza Italia. Che avrebbe candidato volentieri l’ex sindaco di Perugia Andrea Romizzi. Mentre ad Arianna Meloni lo aveva detto la FdI Paola Agabiti: «Tesei ha governato male. Rischiamo di perdere». Fratelli d’Italia in ogni caso perde 80 mila voti rispetto alle Europee di giugno. E fa notare che perde le elezioni soltanto quando contro si presenta un Campo Larghissimo come quello che ha appoggiato Stefania Proietti. Però l’anno prossimo vanno a votare Puglia, Campania, Toscana e soprattutto Veneto. E se la partita campana dipenderà da cosa deciderà di fare Vincenzo De Luca mentre Puglia e Toscana sono considerate sfide improponibili, il Veneto è la carta decisiva. Dopo l’era Zaia Forza Italia vuole candidare Flavio Tosi. Ma senza governatore la Lega rischia di perdere tutto il suo potere regionale.
Sardegna e Umbria
Di certo un anno fa Salvini aveva la guida della Sardegna con Solinas e quella dell’Umbria con Tesei. Due regioni del Sud, che potevano far dire al leader della Lega che qualcosa aveva conquistato al di là del potere consolidato nel settentrione. Ora non c’è più nulla. Mentre nelle grandi città gli rimangono Michele Conti a Pisa e Alan Fabbri a Ferrara. I numeri che ricorda oggi Repubblica sono impietosi. Quando nel 2020 si votò in Emilia-Romagna la Lega era ancora capofila della coalizione e prese il 32 per cento, diventato il 5,4 per cento cinque anni dopo. Proporzioni simili all’Umbria, dove rispetto al 2019 il partito di Salvini passa dal 37 per cento all’8. Gli alleati e assieme “avversari” azzurri, invece, fanno il contrario: a livello emiliano dal 2,6 salgono al 5,8, in quello umbro dal 5,5 al 9,3.
Trump e Palermo
Salvini era convinto che il processo di Palermo e la vittoria di Donald Trump avrebbero riportato la sua figura nella centralità della politica italiana. Era convinto che i sondaggi lo avrebbero premiato a breve. Non sta accadendo. E proprio per questo ora la premier potrebbe decidere per l’assalto definitivo al fortino leghista: il Veneto. Intanto Meloni deve sentire anche Stefano Bandecchi. «Se il candidato presidente del centrodestra fossi stato io, Proietti non avrebbe avuto nulla da festeggiare», dice oggi il sindaco di Terni. Ma ha deluso le aspettative: «Noi i nostri voti li abbiamo portati, Alternativa popolare è in linea con il risultato delle Europee. A pesare è stato il calo di altri partiti della coalizione». Ovvero: il problema sono la Lega e Fratelli d’Italia.
Bandecchi e la crisi di FdI e Lega
«Ciascuno può analizzare i numeri: i voti persi dalla Lega non sono stati compensati da Fratelli d’Italia, anzi. Del resto, ricordiamoci che questa è storicamente una delle regioni più rosse d’Italia e cinque anni fa era stata strappata da una Lega, all’epoca molto potente», spiega ancora lui in un colloquio con Nicolò Carratelli subito dopo il voto. Nel quale aggiunge di aver fatto i complimenti a Proietti per la vittoria. Ma quando gli ricordano che l’ex sindaca di Assisi lo ha criticato, replica così: «È scema o fa finta di esserlo, non so perché abbia voluto ricordare fatti che non la riguardano. Le sarò rimasto impresso, del resto sono un bell’uomo. Io potrei ricordare che lei in campagna elettorale ha strappato con arroganza una pagina del programma del centrodestra. Peccato, è partita col piede sbagliato. Dovrebbe considerare che sono il sindaco di una città importante della regione che deve amministrare. E che se fossi stato io il suo avversario…».