L’appello di Zelensky all’Europa dopo 1.000 giorni di guerra: «Spingeremo Putin alla pace solo colpendo la Russia con armi e sanzioni» – Il video
L’unico modo per spingere la Russia al tavolo dei negoziati e porre fine alla guerra è continuare a colpirla in profondità e mostrare l’unità del fronte occidentale. È il messaggio ribadito questa mattina al Parlamento europeo da Volodymyr Zelensky, nella sessione straordinaria convocata da Roberta Metsola in occasione dei 1.000 giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. «Grazie del vostro sostegno al nostro popolo, con la nostra resilienza anche dopo i più devastanti attacchi russi abbiamo ottenuto molto, ma non temiamo di ottenere altro», ha sottolineato Zelensky parlando in collegamento video. Mai menzionato, l’elefante nella stanza del suo discorso era Donald Trump: la sua amministrazione che prenderà servizio a gennaio minaccia di cambiare strategia sul conflitto e Kiev teme di perdere il sostegno dell’Occidente che le ha consentito sin qui di resistere. Può e deve andare diversamente, ha richiamato con determinazione Zelensky. «12mila soldati nordcoreani sono già al fronte, altre migliaia potrebbero arrivarne presto. Ma anche con Kim Jong-un al suo fianco, Putin resta più piccolo dell’Europa unita: non dimenticatelo. Se restiamo determinati possiamo spingere la Russia a una pace giusta: è quel che desideriamo più di tutto». Zelensky ha ribadito l’auspicio che il 2025 sia «l’anno della pace». Ma anche ricordato come ad oggi «l’unico a opporsi (a una pace giusta, ndr) è chi ha dato inizio la guerra: la Russia. Putin vuole vincere, non si fermerà. Più tempo ha, peggiori le condizioni saranno».
Si vis pacem para bellum
Che fare, dunque? Continuare a colpire la Russia con tutti i mezzi a disposizione: le sanzioni, indispensabili per indebolire il regime, i cui traffici di gas e petrolio continuano a sostenere la sanguinosa macchina della guerra, e pure i colpi d’artiglieria sui legittimi obiettivi militari. «Senza colpire a fondo le sue basi e installazioni non lo potremo spingere a seri negoziati. È l’unico modo per riportare la pace». Un chiaro riferimento, quello di Zelensky, non solo alla resistenza delle truppe ucraine nelle regioni occupate dai russi, ma anche e soprattutto alla possibilità di colpire il nemico “in casa sua”, oltre confine. Anche coi missili a lungo raggio appena sbloccati da Joe Biden dopo mesi di richieste e melina americana. Proprio questa mattina l’esercito di Kiev ha fatto trapelare di aver colpito per la prima volta in territorio russo, nella regione di Bryansk, con i missili balistici Atacms. Il Cremlino, che in passato aveva definito tale mossa una linea rossa da non superare da parte della Nato, ha aggiornato nelle scorse ore la sua dottrina nucleare: il documento siglato da Vladimir Putin prevede ora la possibilità di rispondere facendo ricorso ad armi nucleari anche ad attacchi non nucleari.
Il sostegno Ue a Kiev «per tutto il tempo necessario»
Segnali volti a spaventare e dividere il fronte occidentale. Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha ribadito aprendo la sessione straordinaria di non essere disposta ad accettare tale logica. «Per 1.000 giorni avete dimostrato al mondo cosa sia il verro coraggio, il vostro popolo è un’ispirazione per chiunque tenga alla libertà nel mondo, e per 1.000 giorni questo Parlamento è stato al vostro fianco, unito e senza indugio», ha ricordato Metsola. «Lo saremo oggi e domani, insieme, per tutto il tempo necessario, perché quello di Putin è un assalto non solo all’Ucraina, ma all’ordine basato sulle regole e ai nostri valori di pace, democrazia e libertà», ha sottolineato la presidente del Parlamento europeo. Un impegno, quello di restare al fianco dell’‘Ucraina «fino al raggiungimento della libertà e di una pace reale per tutto il tempo necessario» su cui hanno convenuto a seguire i leader di tutti gli altri principali gruppi politici europei, condividendo la strategia Ue: Manfred Weber per il Ppe, Iratxa Garcia-Perez per i Socialisti e democratici, Nicola Procaccini per Ecr, Valerie Hayer per i liberali di Renew Europe, Terry Reintke per i Verdi. Slava Ukraini, hanno ribadito uno dopo l’altra, ricordando come il posto dell’Ucraina di domani sia all’interno dell’Unione europea. Una volta respinta la minaccia posta dalla Russia di Putin.