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Picco influenza, già un milione e mezzo di italiani a letto: perché alcuni si ammalano più di altri

19 Novembre 2024 - 13:37 Gemma Argento
Picco influenza italia vaccino antifluenzale
Picco influenza italia vaccino antifluenzale
I dati in crescita arrivano dal monitoraggio RespiVirNet del Dipartimento Malattie Infettive Iss

Il monitoraggio delle sindromi simil-influenzali entra nel vivo e i primi dati delineano un quadro chiaro: i virus influenzali e respiratori in Italia hanno iniziato a circolare con intensità, colpendo in particolare i più piccoli. Una partenza che ricalca la diffusione del 2023, anno in cui si registrarono picchi record, e che vede 1,36 milioni di influenzati in un solo mese. I dati arrivano dal primo report RespiVirNet che registra un’incidenza pari a 6,4 casi per mille assistiti, segnalando la categoria dei bambini al di sotto dei cinque anni come quella più colpita, 13,8 casi per mille assistiti.

Influenza Italia Rapporto epidemiologico

Il bollettino epidemiologico elaborato dal Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità sottolinea come non si tratti soltanto di virus influenzali ma anche di quelli respiratori, evidenziando un aumento progressivo dei dati a distanza di 7 giorni. L’incidenza al 6,4 registrata dal 4 al 10 novembre è cresciuta rispetto a quella della settimana precedente al 5,2. Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia sono le regioni più colpite. Come spiegato dalla tabella Iss di seguito nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 13,77 casi per mille assistiti, scende a 5,56 dai 5 ai 14 anni a 5,56. Nella fascia 15-64 anni si registra 6,66 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni si segnalano 4,18 casi per mille assistiti.

Italia Influenza picco 2024 sindromi età

Campagna vaccino antifluenzale, neonati da proteggere

Da diverse settimane ha preso il via la campagna di vaccinazione anti influenzale con Lazio, Campania, Lombardia e Toscana a fare da apri pista già da ottobre. Otto i vaccini a disposizione autorizzati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e da quella europea per i medicinali (Ema). A partire da novembre la preoccupazione dei medici è stata anche per il virus respiratorio sinciziale: la campagna di immunizzazione attraverso un anticorpo monoclonale sta riguardando tutti i bambini nati a inizio mese, nei 100 giorni precedenti e quindi da fine luglio e i bambini fragili fino a due anni. Sintomi gravi: perché alcuni si ammalano di più Indipendentemente dalla tipologia di virus, alcuni soggetti tendono ad ammalarsi di più e registrare sintomi più forti rispetto ad altri. Un nuovo studio pubblicato su Immunity spiega come sulla superficie di alcuni anticorpi, nello specifico sulle immonoglobuline G, sia determinante la presenza di un tipo di zucchero che determina l’intensità della risposta infiammatoria nell’organismo dopo l’infezione. Si tratta dell’acido sialico, che staziona a volte e in diverse quantità sulle immonoglobuline G, gli anticorpi più presenti in assoluto nel sangue.

Il ruolo dell’acido sialico

I ricercatori hanno constatato come i soggetti con sintomi più lievi registrassero livelli di acido sialico più alti. Anticorpi con basse dosi di zucchero invece non hanno avuto lo stesso effetto protettivo. Le nuove consapevolezze scientifiche a riguardo potrebbero aiutare molto su cura e prevenzione soprattutto per i più fragili. Somministrare ai pazienti con influenza o altre patologie respiratorie di natura infiammatoria potrebbe prevenire le forme più gravi e pericolose soprattutto nei casi di soggetti anziani. Non solo. La frontiera aperta è anche verso patologie croniche ancora più gravi: «L’età è il fattore principale che differenzia le persone i cui anticorpi hanno livelli più bassi di acido sialico», spiega Taia Wang, Professoressa Associata di Medicina all’Università di Stanford e membro dell’Institute for Immunity, Transplantation, and Infection dell’ateneo. «La riduzione della presenza di acido sialico degli anticorpi nelle persone avanti con l’età può spiegare in parte l’alta incidenza di infiammazione cronica osservata sugli anziani, rendendoli più esposti a malattie fortemente associate all’invecchiamento: dai problemi cardiaci all’ictus, dall’ Alzheimer al morbo di Parkinson».

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