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L’«emendamento Musk» sui migranti arriva al Csm, domani il voto. Al plenum anche la tutela del giudice Gattuso: «Alte cariche istituzionali travalicano i limiti»

19 Novembre 2024 - 18:09 Sara Menafra
Scandalo CSM
Scandalo CSM
L'emendamento al voto nella commissione Affari costituzionali alla Camera, le opposizioni pronte a dare battaglia. Domani palazzo dei Marescialli vota sui magistrati che si occupano di migranti e avvia un'istruttoria sul nuovo intervento

Lo scontro tra giudici e governo in tema di immigrazione torna ad essere al centro della scena, dopo la breve pausa collegata alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Umbria. E i palcoscenici saranno due, l’aula di Montecitorio e il Consiglio superiore della magistratura.

Lo scontro in commissione Affari costituzionali

Questa sera, si riunisce la commissione Affari costituzionali della Camera, per esaminare il decreto flussi che, con il passare delle settimane, è diventato il documento in cui il governo e la maggioranza hanno riversato tutti gli interventi collegati al trattenimento dei migranti, in particolare quelli indirizzati nei centri realizzati in Albania. Prima, l’elenco dei paesi sicuri, trasformato in un emendamento e già inserito nel testo attuale la scorsa settimana. Quindi, e l’idea è degli scorsi giorni, il cosiddetto «emendamento Musk»: l’ipotesi di spostare dalle sezioni immigrazione di primo grado alle corti di Appello la competenza a decidere sul trattenimento dei migranti arrivati sul territorio nazionale. Questo secondo articolo, proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, dovrebbe essere inserito nel decreto flussi questa sera, 19 novembre, e la discussione – promette l’opposizione – sarà incandescente, anche se i numeri della maggioranza sono blindati.

La discussione al Plenum

Nel frattempo il Plenum del Consiglio superiore della magistratura voterà, domani mattina, su due provvedimenti importanti. Il primo è un documento «a tutela» dei giudici di Bologna e in particolare di quel Marco Gattuso, il presidente del collegio di giudici di Bologna che ha rinviato alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, sospendendone l’applicazione per dubbia compatibilità col diritto comunitario (il decreto, in conversione è poi diventato uno degli emendamenti di cui sopra) e inserendo nella sentenza una frase che ha acceso gli animi soprattutto a destra: «Con questi criteri sarebbe sicura anche la Germania nazista». Il Consiglio superiore ha scelto di muoversi in tempi molto rapidi e nell’ambito di due settimane ha votato in commissione e domani lo farà in assemblea. Il risultato appare scontato, le correnti dell’Anm sembrano compatte, e il testo in votazione, per quanto burocratico appare molto duro. Il suo provvedimento, scrivono dal plenum, «è stato oggetto di dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali, non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza». Queste dichiarazioni (e i riferimenti possono essere tanti, ma impossibile non pensare al vicepremier Matteo Salvini che ha parlato di una sentenza scritta da «giudici comunisti»), sono state «accompagnate dall’esposizione mediatica di fatti e atti della sfera intima e della vita privata e familiare del presidente del collegio giudicante», aggiunge il Csm, e «adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante» oltre a rappresentare un «indebito condizionamento dell’esercizio della funzione giudiziaria». Almeno 23 dei 30 membri del plenum, dovrebbero votare a favore.

I giudici di Appello

Altro tema che arriverà al plenum di questa mattina è la lettera inviata dai presidenti di corte di Appello al Quirinale e ai presidenti di Camera e Senato, per esprimere la propria contrarietà alla scelta di affidare ai giudici di secondo grado la valutazione dei trattenimenti nei centri in Albania e in Italia. Solo un anno fa le sezioni Immigrazione sono state rafforzate e il timore dei giudici di secondo grado è che il nuovo carico di lavoro renda impossibile procedere sia su questo sia su altri temi, posto che un aggravio viene già dall’idea di aggiungere un grado di appello all’attuale procedura di trattenimento. L’emendamento ha finito per chiamarsi in gergo “emendamento Musk“, per il richiamo agli interventi del magnate che ipotizzava di togliere ai giudici contrari al governo le competenze sull’immigrazione. Una parte dei togati chiederà al Csm di avviare una istruttoria per capire l’effettivo carico maggiore di lavoro che potrebbe arrivare qualora questo emendamento dovesse essere approvato e, anche in questo caso, il risultato appare abbastanza scontato. Se il Csm dovesse concludere l’istruttoria parlando di un carico di lavoro dannoso per l’effettivo funzionamento dei tribunali, questo elemento di valutazione potrebbe pesare anche sul Quirinale e, in ogni caso, è praticamente automatico che lo scontro tra maggioranza e magistratura associata si accenderebbe ancora una volta.

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