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Alluvioni di Valencia, l’ultimatum del Ppe a Teresa Ribera: «Se sotto inchiesta, dovrà dimettersi da commissaria Ue»

20 Novembre 2024 - 15:04 Gianluca Brambilla
teresa ribera commissione ue
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L'audizione della vicepremier spagnola al congresso complica le trattative per la nuova squadra di Ursula von der Leyen. La destra attacca: «Incompetente ed egoista». La risposta: «Io lavoro, non mi faccio le foto»

Il futuro assetto della Commissione europea non si decide a Bruxelles, ma a Madrid. Oggi, mercoledì 20 novembre, è il giorno dell’audizione di Teresa Ribera al congresso spagnolo. La vice di Pedro Sánchez è stata candidata dal governo per andare a far parte della nuova squadra di Ursula von der Leyen, ma la sua nomina – insieme a quella dell’italiano Raffaele Fitto – è finita al centro di una feroce contesa politica. Ribera è finita nel mirino delle opposizioni per la gestione delle alluvioni di Valencia, che hanno causato oltre 200 vittime e danni per svariati miliardi di euro. Secondo il Partito Popolare e l’ultradestra di Vox, la responsabilità per quanto accaduto a Valencia è proprio della ministra alla Transizione ecologica, che non avrebbe realizzato le opere necessarie per evitare il disastro delle scorse settimane. Secondo il governo, il vero problema è stata la mancata allerta diramata ai cittadini. Una questione che compete alla comunità valenziana, governata proprio da Pp e Vox.

Il Ppe: «Ribera si dimetta, se sotto inchiesta»

Poco dopo la conclusione dell’audizione di Ribera, è il Partito popolare europeo a prendere posizione. E non è una posizione che sembra mettere sulla buona squadra le trattative – ancora in corso – per rinsaldare la maggioranza europea. «La candidata Teresa Ribera – si legge nella nota diffusa dal Ppe – ha evitato di rispondere alle ripetute richieste dei parlamentari sul suo impegno a dimettersi se la giustizia spagnola la accuserà di aver commesso illeciti durante la gestione delle alluvioni in due regioni spagnole». I Popolari europei si riservano di comunicare una «valutazione completa» su Ribera nelle prossime ore. Ma intanto chiedono che la candidata spagnola alla vicepresidenza della Commissione europea si impegni a dimettersi, se condannata dalla giustizia spagnola. La presa di posizione del Ppe, che circolava in realtà già da alcuni giorni ma solo tramite indiscrezioni giornalistiche, potrebbe complicare la trattativa con Socialisti e Liberali, i due alleati di maggioranza.

Il rimpallo di accuse sul torrente Poyo

Davanti al congresso spagnolo, Ribera ha respinto ogni accusa sulle alluvioni di Valencia. I toni, però, non sono più quelli pacati dell’audizione a Bruxelles. Questa volta lo scontro è totale. Miguel Tellado, portavoce dei Popolari spagnoli, l’ha accusata di essere «una ministra in fuga» per non aver visitato le zone colpite dalle alluvioni e l’ha descritta come «incompetente, intransigente ed egoista». La risposta di Ribera è stata tagliente: «Ho lavorato dal primo minuto nel mio ufficio, perché io questo faccio: lavoro, non vado a farmi foto». Dopodiché, la discussione si è spostata sulle mancate opere di drenaggio del torrente Poyo, lo stesso che il 29 ottobre ha travolto interi comuni della provincia di Valencia. Secondo la destra, è colpa di Ribera se non sono stati realizzati i lavori necessari, ma la ministra respinge le accuse al mittente: è stato il governo del conservatore Mariano Rajoy, ha detto Ribera, a impedire i lavori e ritirare la dichiarazione di impatto ambientale, che risale al 2011 e porta la firma proprio di Ribera, all’epoca Segretaria di Stato.

Il mancato allarme

Ma il vero nodo su cui insiste il governo è il mancato funzionamento del sistema di allerta della popolazione locale. I cittadini di Valencia hanno ricevuto un avviso dell’imminente pericolo solo dopo che la pioggia aveva già allagato le strade della città, con molte persone ancora in strada. Ribera punta il dito contro Carlos Mazón, presidente della comunità valenziana, che non ha risposto per circa tre ore alle telefonate del governo perché era a cena con un giornalista. «Se ritengono che si tratti di dogmatismo climatico, se ritengono che le informazioni non siano affidabili, se si prendono gioco degli avvisi rossi, è difficile trarre conclusioni che ci preparino a reagire bene alla prossima calamità», ha attaccato Ribera riferendosi agli amministratori locali della comunità valenziana.

I riflessi dell’audizione di Ribera sullo stallo europeo

Il motivo per cui tutti gli occhi sono puntati su Madrid è che l’audizione di Ribera viene considerata un possibile punto di svolta nella trattativa tra Popolari e Socialisti per la nuova Commissione europea. Ieri i leader della maggioranza si sono incontrati per cercare di rompere l’impasse e raggiungere un accordo, che – secondo le prime indiscrezioni – presuppone un via libera sia a Fitto che a Ribera. Resta da convincere però la delegazione spagnola del Ppe, che preme per bocciare la nomina della vicepremier. Alberto Nunez Feijoo, leader dei Popolari spagnoli, l’ha descritta come «una cattiva candidata». Resta da vedere se il Ppe deciderà di seguire la linea dura dettata dalla delegazione spagnola, con il rischio di aprire una crisi interna alla maggioranza europea, oppure se cercherà un compromesso con gli alleati.

In copertina: La vicepremier Teresa Ribera (EPA/Javier Lizon)

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