«Incapace, ignorante, demente», l’ex parlamentare di FI Minzolini condannato per diffamazione contro Virginia Raggi
Una causa lunga sette anni, che finalmente oggi – mercoledì 20 novembre – ha raggiunto il suo atto conclusivo. Augusto Minzolini, giornalista ed ex parlamentare di Forza Italia, è stato condannato per diffamazione ai danni di Virginia Raggi. È la stessa pentastellata, nonché ex sindaca di Roma, a darne notizia con un post su Facebook. La denuncia risaliva al 2017 e faceva seguito a un tweet in cui Minzolini attaccava duramente la prima cittadina della capitale per le «strade dissestate di Roma». Ora, però, a esultare è proprio Raggi: «Giustizia è fatta».
La vicenda
Nel messaggio social Virginia Raggi ripercorre rapidamente la vicenda giudiziaria a partire dal suo antefatto, o meglio dall’evento che ha messo in moto tutto. «Sette anni fa, Augusto Minzolini, giornalista ed ex senatore di Forza Italia, cadde in motorino su una strada municipale (e non comunale) di Roma. Pensò di prendersela con me… e mi insultò pubblicamente su Twitter».
Percorro strade dissestate di Roma e mi domando perché un'incapace,ignorante,demente abbia voluto fare il sindaco.È disonestà intellettuale!
— Augusto Minzolini (@AugustoMinzolin) August 5, 2017
La consigliera comunale di opposizione continua precisando: «Quella strada dove è caduto non era di competenza di Roma Capitale, quindi il Sindaco non poteva intervenire e non aveva alcuna responsabilità. Ma non è questo il punto. Nulla giustifica quegli insulti: io non me li “tengo”. Probabilmente ignorava le competenze sulle strade ed era nervoso per la caduta, fortunatamente risoltasi senza conseguenze per lui». Da qui la decisione di adire alle vie legali: «L’ho citato in tribunale e quando c’è stato l’incontro di mediazione non si è presentato. Ho scelto di non percorrere la strada del risarcimento perché volevo delle scuse “vere” in quanto non sono né “demente”, né “incapace” né “ignorante” né “intellettualmente disonesta”». E finalmente «Oggi il tribunale l’ha condannato per quegli insulti»