A Potenza, in Basilicata, l’acqua potabile arriva solo 12 ore al giorno. La Regione, l’idea di deviare un fiume (inquinato) e la protesta dei cittadini
«No all’acqua del Basento, sì all’acqua potabile, sì all’acqua pubblica». Sono queste le parole che si leggono sui fogli mostrati da chi protesta davanti agli uffici dove si tiene l’assemblea regionale della Basilicata, riunitasi lunedì per discutere della grave crisi idrica che da mesi interessa la regione amministrata da Vito Bardi (Forza Italia). Particolarmente critica è la situazione a Potenza e provincia, dove dal 17 ottobre i rubinetti di 140 mila persone erogano acqua solo dalle 6.30 alle 18.30 (il sabato fino alle 23), e migliaia di cittadini sono scesi in piazza per manifestare. Dagli inizi di settembre la giunta regionale ha dichiarato lo stato di emergenza anche alla luce dello stato in cui versa la diga sul torrente Camastra, sempre più asciutta e intasata dal fango. Si prova così a sfruttare l’acqua del fiume Basento, che scorre in provincia di Potenza, non senza preoccupazioni per gli scarichi industriali che vi vengono riversati.
La siccità in Basilicata
A provocare l’attuale crisi idrica sono stati almeno due fattori. Il primo è la siccità in cui versa la regione. Condizione che continua ad aggravarsi nonostante avanzi l’autunno, tendenzialmente più piovoso. Nel corso di ottobre, sul terreno sono caduti appena 10 millimetri di acqua rispetto a una media del periodo di 80 millimetri, come riporta il comunicato della Regione con cui viene data notizia dei razionamenti idrici. Secondo i dati raccolti dal programma di osservazione della Terra Copernicus, nel 2024, solo a maggio le precipitazioni nella zona sono state superiori alla media. Il fenomeno è coerente con gli effetti dei cambiamenti climatici, che portano all’estremo avvenimenti che senza di essi sarebbero più moderati. Così, a lunghi periodi di siccità si alternano precipitazioni repentine, violente e abbondanti, che possono portare ad alluvioni come quelle viste recentemente anche nella regione che in questi mesi è stata più colpita dalla crisi idrica: la Sicilia.
La Basilicata colabrodo
Il secondo fattore di crisi è la scarsa manutenzione della rete idrica e della diga sul fiume Camastra. La Basilicata è la regione che perde più acqua nelle condutture, rispetto a quella che viene immessa nella rete: ben il 62% viene disperso, come riporta l’amministrazione stessa citando dati Istat. In aggiunta c’è la condizione dell’invaso nato negli anni Sessanta per fornire acqua a 29 comuni del Potentino tra cui il capoluogo. Oggi dal buon funzionamento del bacino dipendono 140 mila persone. Ma il lago artificiale contiene sempre meno acqua e la quantità continua a diminuire – nonostante le piogge che a novembre sono tornate a ingrossare i fiumi seppur moderatamente – riportando alla luce i fanghi che hanno ostruito parte del bacino. D’altro canto, per rimuoverli sarebbe necessario svuotare la diga, impedendo l’approvvigionamento idrico ai comuni che vi fanno affidamento. Uno scenario temuto dai cittadini che si chiedono come possa essere nata una situazione simile, ipotizzando aperture non registrate alla luce di strani picchi di consumo nonostante le restrizioni.
Rendere potabile l’acqua inquinata
Quali sono, dunque, le soluzioni? Il 19 novembre, cioè ieri, era il giorno ufficiale di completamento dei lavori per portare l’acqua dal fiume Basento, di cui il Camastra è un affluente, dentro l’invaso. Un flusso da 400 litri al secondo che per adesso verrà tenuto separato dal resto del bacino per via degli inquinanti presenti nel fiume, in attesa di controlli sulla possibilità di renderla potabile. Un altro rimedio allo studio, finanziato con 20 milioni di euro del Pnrr, è la realizzazione di un canale che unisca altre due dighe, quelle di Genzano e Acerenza, con cui la Regione intende diversificare gli approvvigionamenti di acqua potabile entro il 2025. Nei piani della regione c’è quello di collegare anche la diga del Camastra alle altre due con ulteriori lavori. E, ad osservare i movimenti dell’amministrazione lucana c’è la Puglia, che dipende proprio dalla Basilicata per il proprio approvvigionamento idrico, affindandosi alle dighe di Sinni e Pertusillo.