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Beppe Sala è pronto: il tentativo per federare un nuovo Centro, con vista sulle Politiche del 2027 (e senza Renzi)

20 Novembre 2024 - 17:57 Felice Florio
Il sindaco inizia a sciogliere le riserve. Escluso il fondatore di Italia Viva, ma i suoi ex - a cominciare da Marattin - potrebbero essere coinvolti. La volontà di lavorare anche con Azione e +Europa

C’è un’esigenza per il Partito democratico ed è emersa dopo l’ottimo risultato alle ultime elezioni regionali. Il Movimento 5 stelle, come alleato per contendere il governo del Paese al centrodestra, non può bastare. Non con le percentuali che continua a inanellare, una tornata dopo l’altra, sui territori e alle Europee. Già, c’è Alleanza verdi sinistra, ma il suo spazio elettorale coincide in parte con quello a cui punta Conte, e anche il Pd modello Schlein si sovrappone. Serve una terza gamba alla coalizione, un nuovo Terzo polo. I nomi sondati per ricompattare il Centro sono stati tanti, rispolverando persino la suggestione Margherita con Francesco Rutelli. Ora sembra che Beppe Sala si sia deciso a provare la carriera di federatore centrista. Per alcuni riformisti sarà una parabola breve, per altri è un’ipotesi intrinsecamente irrealizzabile. Ma il sindaco di Milano ci crede e ha voglia di interloquire con Azione e +Europa. A Open, da persone informate sugli incontri di Sala, è stato detto: «Il sindaco si è convinto».

Non solo Azione e +Europa: nel progetto potrebbero essere coinvolti anche i delusi dall’esperienza del Terzo polo e che, nel frattempo, hanno iniziato a lavorare a propri soggetti politici, come Luigi Marattin e il suo Orizzonti liberali. Occhi puntati al calendario: il 23 e il 24 novembre, a Milano, si terrà l’incontro fondativo di un nuovo partito liberaldemocratico. Ci sarà l’ex renziano Marattin, appunto, Andrea Marcucci, Alessandro Tommasi, forse anche Oscar Giannino e Carlo Cottarelli. Nell’operazione federativa di Sala non rientrerebbe, invece, Matteo Renzi. «È infederabile», ha detto esplicitamente il primo cittadino. Tra i due le scintille scoppiettano da tempo e il leader di Italia Viva appena ieri – 19 novembre – ha sminuito le possibilità del sindaco di Milano: «Dobbiamo trovare uno che rappresenta tutti. Non ho problemi con Sala, ma se vuole dare una mano all’area di Centro deve dire cose di centro. Non puoi essere di centro e dire, “non voglio il nucleare”. Io sono felicissimo di averlo in squadra. Il federatore? L’ho fatto fare a Calenda, lo può fare chiunque». Un colpo a Sala, un colpo a Calenda.

La prima criticità con cui deve confrontarsi Sala è l’esclusione dell’area renziana dal suo progetto. Anche perché nella giunta meneghina c’è un’assessora di Italia Viva Alessia Cappello e in maggioranza, nel Consiglio comunale, c’è Gianmaria Radice. Il niet a Renzi potrebbe causare degli smottamenti a Palazzo Marino. Con Azione, ci sono da gestire un altro paio di problemi. Il rapporto con Calenda è per sua natura complicato. Intanto il senatore ha smentito che i contatti che ci sono stati tra i due siano finalizzati alla realizzazione di un progetto politico al centro. Poi, le posizioni di Sala contro il nucleare e in generale la sua linea quasi da Verde sulle politiche ambientali non piacciono agli azionisti, che invece spingono per «un mix energetico nucleare e rinnovabili». L’idea di un Centro guidato da Sala, con queste carte sul tavolo, potrebbe risultare più interessante per il Pd schleiniano che per i naufraghi del Terzo polo. Ma a Open risulta che l’iniziativa di Sala non sia stata concordata con i Dem.

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