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Deforestazione, gli Stati membri bocciano le modifiche al regolamento Ue approvate con i voti delle destre

20 Novembre 2024 - 15:58 Gianluca Brambilla
rinvio deforestazione ue
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Il dossier è tornato sul tavolo del Consiglio Ue, favorevole a posticipare le nuove regole ma non a riparire il testo

Si sta trasformando in un tira e molla senza fine l’iter legislativo del regolamento europeo contro la deforestazione, uno dei pilastri del Green Deal. Il 14 novembre, il Parlamento europeo ha votato per posticipare di un anno l’entrata in vigore del provvedimento, inserendo (un po’ a sorpresa) una serie di modifiche che hanno spaccato la maggioranza tra Popolari e Socialisti. Oggi, mercoledì 20 novembre, il dossier è tornato sul tavolo del Consiglio Ue, ma le cose non sono andate come ci si aspettava. Anziché votare il via libera definitivo al rinvio del regolamento, gli ambasciatori dei 27 Paesi membri hanno chiesto di fatto un nuovo round di negoziati tra le istituzioni europee. I Paesi Ue si sono detti favorevoli a rinviare il regolamento, ma hanno respinto gli emendamenti introdotti con i voti delle destre al Parlamento europeo: non solo i Popolari, ma anche i Conservatori e i Patrioti. Il timore, spiegano fonti di Bruxelles, è che «la riapertura del testo genererebbe incertezza giuridica».

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Il lungo (e travagliato) percorso del regolamento contro la deforestazione

Il percorso di approvazione dello Eudr, il regolamento europeo contro la deforestazione, è stato a dir poco travagliato. Il provvedimento è stato approvato in via definitiva a fine 2022 ed è entrato in vigore formalmente a giugno del 2023. L’obiettivo è rafforzare i controlli sugli operatori e i commercianti, chiamati a dimostrare che i prodotti immessi sul mercato europeo – tra cui caffè, cacao e olio di palma – non arrivano da terreni recentemente disboscati. Il regolamento, che rappresenta uno dei pilastri più ambiziosi del Green Deal europeo, dovrebbe entrare in vigore il 30 dicembre 2024 per le grandi aziende e il 30 giugno 2025 per le piccole e medie imprese.

Il pressing sulla Commissione per rinviare le nuove regole

All’inizio di quest’anno, sulla scia delle proteste degli agricoltori, una coalizione sempre più ampia di governi ha fatto pressione sulla Commissione europea affinché l’attuazione del regolamento fosse rinviata di un anno. La richiesta è stata appoggiata anche da molte imprese dei settori coinvolti (in Italia si stima che saranno circa 200mila), che sostengono di non aver avuto abbastanza tempo per adeguarsi alle nuove regole. Alla fine, Ursula von der Leyen ha ceduto al pressing di governi e aziende, proponendo di rinviare di un anno il regolamento ma senza effettuare alcuna modifica.

Il “blitz” del Ppe e lo stop del Consiglio

La questione è approdata al parlamento europeo, dove alla vigilia del voto i Popolari hanno provato a forzare la mano, presentando una serie di emendamenti che ammorbidiscono il regolamento e lo rendono più flessibile. Una delle novità più contestate è la richiesta di aggiungere una categoria di «Paesi a rischio zero», che possono beneficiare di un iter semplificato nei controlli contro la deforestazione. Gli emendamenti del Ppe hanno fatto infuriare Socialisti e Liberali, ma alla fine sono stati approvati grazie ai voti dell’ultradestra. A criticare la mossa dei Popolari si aggiunge ora anche il Consiglio Ue, che si è detto d’accordo con la necessità di rinviare il regolamento ma si è rifiutato di accogliere gli emendamenti approvati alla sessione plenaria di Bruxelles.

Cosa succede ora

La posizione espressa oggi dal Consiglio rappresenta di fatto l’ennesimo passo indietro nel contorto iter legislativo dello Eudr. Dopo la riunione dei 27 ambasciatori Ue, i negoziatori del Parlamento europeo e degli Stati membri dovranno avviare un nuovo negoziato interistituzionale insieme alla Commissione. L’obiettivo è raggiungere un accordo finale entro la fine del 2024. Anche perché, in assenza di un’intesa, a sfumare non sarebbero solo le modifiche approvate con i voti dell’ultradestra ma anche il rinvio stesso del regolamento.

Foto di copertina: Dreamstime/Mantas Zilicius

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