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La paga di 30 euro, la fabbrica intestata a una 13enne: così sono morti Samuel Tafciu e Sara e Aurora Esposito

sara aurora esposito samuel tfaciu ercolano fuochi d'artificio
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Il proprietario di fatto dell'immobile Pasquale Punzo è indagato. I reati: disastro e omicidio plurimi. La madre: «Io con il reddito di cittadinanza porto avanti una famiglia di cinque figli»

Una paga giornaliera di 20, 25 o al massimo 30 euro al giorno. Per questo sono morte le gemelle Sara e Aurora Esposito (26 anni) e il 18enne Samuel Tafciu. Otto ore di lavoro a maneggiare esplosivo senza tutela a Ercolano in una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio. Per questo il proprietario di fatto dell’immobile e la sua convivente ora sono sotto la lente dei magistrati. Che hanno scoperto che il deposito era intestato a una bambina di 13 anni. A indagare è la pm Stella Castaldo, sotto il coordinamento degli aggiunti Simona Di Monte e Pierpaolo Filippelli. I reati ipotizzati sono esplosione, morte come conseguenza di altri reati, disastro e omicidi plurimi.

Una manciata di spiccioli

A parlare con gli inquirenti per prima è stata Rosita Campagna, 17 anni, promessa sposa di Samuel e madre di una bambina di cinque mesi. «Mio marito è morto per una manciata di spiccioli. Era in Italia da 10 anni, ha sempre cercato un lavoro onesto, aveva accettato di lavorare in nero perché abbiamo avuto la gioia di una figlia, ne avevamo bisogno. Lo hanno mandato a morire in quella fabbrica senza protezioni». La madre Anna va all’attacco: «Io con il reddito di cittadinanza porto avanti una famiglia di cinque figli. Come facciamo che non abbiamo nemmeno i soldi per fare il funerale a questo ragazzo? Ce lo paghi lo Stato». Accusato, spiega oggi Il Mattino, è Pasquale Punzo. Difeso dal penalista Nico Scarpone, per ora non ha parlato con i carabinieri. Ma intanto dovrà spiegare perché veniva usato come fabbrica l’immobile di Contrada Patacca che invece era destinato ad abitazione.

L’ispezione

Lo scorso gennaio sono arrivati i vigili, a cui però nessuno ha aperto la porta. «Tanto che fummo costretti a chiedere in Procura un decreto di ispezione che non è mai arrivato», ricorda il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto. La dinamica dell’esplosione parte con una commessa di fuochi. Ovvero i cobra, razzi usati anche allo stadio e che vanno a ruba sulle bancarelle prima di Capodanno. I tre ragazzi frequentano una specie di corso di formazione con un pirotecnico. Mentre l’esplosione potrebbe essere stata innescata dal surriscaldamento del telefono cellulare. Il controllo del comune è arrivato «a cavallo tra il 2023 ed il 2024. Ma era basato solo sul sospetto di irregolarità urbanistica e non sull’eventuale irregolarità dell’attività. Che, no, non era irregolare, ma completamente fantasma. Questo tipo di controlli spetta ad altri enti ma era impensabile, né c’era il minimo sospetto che lì si facesse una cosa del genere».

Rosita e la bambina

Intanto Rosita, moglie promessa di Samuel (dovevano sposarsi al compimento del 18esimo anno di lei), in un’intervista a Repubblica spiega che il ragazzo era in Italia da nove anni e ormai parlava napoletano: «Aveva iniziato come muratore, poi aveva fatto il magazziniere in un supermercato. Quindi aveva trovato lavoro nelle “botte”, i fuochi d’artificio, tramite amici. Gli avevamo detto che era pericoloso ma non sapevamo che dovesse confezionare i fuochi, aveva detto che doveva solo mettere il cartellino del prezzo». La paga era di 250 euro a settimana. E conclude: «Ho perso mio padre per una grave malattia quando avevo solo 5 anni. Io sono cresciuta senza papà e mia figlia crescerà senza il padre. Un dolore immenso. Mi è rimasta solo la nostra bambina. L’unico ricordo di Samuele. Ogni volta che la guardo, vedo lui».

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