Lecce, il 26enne morto per aver inalato la droga della risata «aveva problemi di salute»
Pierpaolo Morciano, il 26enne di Alessano (Lecce) che sarebbe morto dopo aver inalato la cosiddetta “droga della risata” (protossido di azoto), aveva anche «problemi di salute». A riferirlo alla Gazzetta del Mezzogiorno è il compagno della madre di Pierpaolo, Domenico Carluccio. Oggi, 20 novembre, è prevista l’autopsia sul corpo del ragazzo.
La difficoltà a respirare
«Per il mese prossimo avevamo prenotato una biopsia alle adenoidi, in ospedale, ormai da sei mesi facevamo accertamenti poiché dopo aver finito di mangiare Pierpaolo avvertiva problemi a respirare, utilizzava lo spray in commercio in farmacia per disostruire le vie respiratorie. Era anche un ragazzo corpulento, in sovrappeso. Vogliamo capire, sapere», racconta Carluccio. Il giovane domenica 17 novembre stava festeggiando il suo compleanno per strada e, a quanto è stato ricostruito finora, avrebbe respirato il gas esilarante all’interno di un palloncino che girava di mano in mano nella comitiva. Il protossido di azoto può causare paralisi e arresto cardiocircolatorio.
Le bombolette sparite dal negozio
Carluccio parla anche di alcune bombolette che il 26enne aveva comprato da un negozio del paese e che, a quanto pare, sarebbero sparite. «Pierpaolo aveva acquistato una bomboletta spray, di quelle utilizzate per pulire gli interstizi del pc, una scatolina di miniciccioli e dei palloncini, da un negozio del paese. Aveva uno scontrino da 13euro o giù di lì. Questo so», spiega il compagno della madre. Che aggiunge negando qualsiasi riferimento alla droga: «Mi dicono che ora da quel negozio le bombolette siano sparite, ma ci sono i carabinieri che indagano e non è compito mio. Da qui a dire che si drogasse ce ne passa». «Se mai dovesse venir fuori che il nostro ragazzo usava sostanze strane allora lo diremo. Non solo. Proveremo a metterci al servizio di chi ha problemi del genere perché non accada più. Perché noi, perdendo lui, abbiamo perso tutto», sottolinea Carluccio.
L’assedio dei giornalisti e il trasferimento
L’uomo spiega che insieme alla madre di Pierpaolo è dovuto scappare dal paese perché assediati dai giornalisti: «Siamo in una località protetta aiutati dalla chiesa. Eravamo sotto assedio, giornalisti, curiosi, conoscenti, tanta gente». La coppia vuole trovare un po’ di serenità per metabolizzare la perdita: «Pierpaolo nostro portava gioia e allegria, quando metteva la musica la casa si riempiva di vita eppure era un ragazzo che aveva sofferto tanto, sin da piccolo». Un ragazzo che la donna ha cresciuto da sola «da ragazza madre, dandogli il suo cognome. Da qui si può già comprendere quanto Pierpaolo avesse sofferto fin da piccolo, e quanto la mamma l’abbia protetto».