In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICAFdIGoverno MeloniLuca Ciriani

Il ministro Ciriani: «Toglieremo la fiamma del Msi dal simbolo di Fratelli d’Italia, ma non oggi»

luca ciriani giorgia meloni fiamma simbolo movimento sociale fratelli d'italia
luca ciriani giorgia meloni fiamma simbolo movimento sociale fratelli d'italia
Il responsabile dei rapporti per il parlamento: lo faremo per scelta, non perché qualcuno ce lo impone

Il ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo Meloni Luca Ciriani chiede di spegnere la fiamma. Ovvero di togliere il simbolo del Movimento Sociale Italiano da quello di Fratelli d’Italia. Ciriani parla in un’intervista rilasciata a Salvatore Merlo per il Foglio. Nella quale racconta anche le difficoltà del suo ruolo: una volta al ristorante del Senato, all’ora di pranzo, Lotito si è avvicinato a Ciriani gridando: «Ahó, me devi sta’ a senti’. Mi serve questo emendamento, mi serve, lo chiedo a titolo personale, ma anche politico». «Diciamo che è un osso duro, però a me è anche molto simpatico», dice diplomaticamente il ministro.

La fiamma

Sulla fiamma l’idea di Ciriani è che «arriverà il momento in cui la toglieremo dal simbolo. Magari non sarà presto ma arriverà. Ma per scelta nostra, e non certo perché qualcuno ce lo impone». Perché il simbolo «appartiene a una storia passata, quella della mia giovinezza, che certamente non rinnego. Oggi tanti giovani di venti o trent’anni non ne conoscono il significato». Lui è stato una vita nel Msi e in An. E di vincere le elezioni «non me lo sarei immaginato nemmeno nel mio sogno più fantasioso. Ma anche perché, le devo dire, noi che entravamo nel Msi non coltivavamo grandi ambizioni. Non so come dire. Le assicuro che quello di poter fare carriera era l’ultimo dei pensieri di uno che militava a destra. Militando a destra al massimo ti prendevi qualche ceffone».

La destra sputazzata

La destra, ricorda Ciriani, era «sputazzata. Se non peggio». Poi, «finita la fase della violenza politica che aveva appestato l’Italia intera, nel Msi, ma soprattutto con An, emerse una classe dirigente che seppe interpretare la modernità. Uomini come Pinuccio Tatarella capirono che la politica si fa andando avanti e non guardando all’indietro. Quello del Msi era un mondo che difendeva e conservava se stesso, che viveva delle sue memorie, delle sue nostalgie, del suo reducismo. Mentre Alleanza nazionale, grazie anche a Tatarella, guardava avanti. Ed è quella la visione che io ho sposato, che condivido ancora oggi». Mentre «Giorgia Meloni, che è una fuoriclasse, sta ampliando e continuando» lo stesso percorso. Pacificare l’Italia vuol dire «Superare definitivamente quella dicotomia politica che ogni volta fa riemergere pulsioni e passioni da guerra civile. Tutte pericolose stupidaggini. Come se ci fosse qualcuno che non si riconosce nella nostra Costituzione, nel nostro sistema democratico».

Articoli di POLITICA più letti
leggi anche