«Al lupo, al lupo», nessuno gli crede ma aveva ragione: assolto dall’accusa di procurato allarme dopo tre anni
Tre anni fa si è trovato un lupo ibrido in casa e, nel tentativo di difendere il suo cane, ha rimediato un morso alla mano. Patrick Buzzi, 26 anni di Malborghetto Valbruna, in provincia di Udine, ha raccontato la sua storia ai Carabinieri e ha poi reso pubblica la sua denuncia. Prima sui social, poi alla stampa, fino alle trasmissioni televisive. Il suo racconto aveva allarmato i circa mille abitanti di Malborghetto, tutti quelli del fondovalle della Val Canale e più in generale tutta la popolazione del territorio circondato dalle cime di lo Jôf di Montasio, lo Jôf Fuart, lo Jôf di Miezegno. Non solo ci sono i lupi, ma non sono neanche spaventati dall’attività umana. Anzi, sono così abituati alla presenza dell’uomo da avvicinarsi ai paesi ed entrare nelle abitazioni. Una eventualità che aveva allarmato i residenti, preoccupati dalla presenza di lupi così audaci. Ma come nella favola di Esopo, il giovane non è stato creduto dai magistrati. O meglio, alla Procura di Udine è arrivata la prima segnalazione di Buzzi e poi tutte quelle successive, in tv e sul Messaggero Veneto. E ha deciso di aprire un fascicolo d’indagine accusando il 26enne di procurato allarme. Dopo tre anni di vicissitudini giudiziarie, i giudici lo hanno assolto perché il fatto «non sussiste». L’avvocata della difesa, Federica Donda, è riuscita a dimostrare che la presenza dei lupi e di un branco di esemplari ibridi vicino alle case, fosse già documentata in tutta la Val Canale e quindi la giudice ha stabilito che non vi sono prove sufficienti per confermare le accuse.