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L’accusa di Ruth Dureghello: «Papa Francesco alimenta l’antisemitismo»

20 Novembre 2024 - 05:25 Alba Romano
ruth dureghello papa francesco antisemitismo genocidio
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L'ex presidente della Comunità ebraica romana: mi chiedo come mai tanta debolezza verso i regimi autocratici

Ruth Dureghello ha guidato la Comunità ebraica di Roma dal 2015 al 2023. Ha incontrato spesso Papa Francesco. Ed è rimasta colpita dal libro sul Giubileo in cui Bergoglio chiede di determinare se a Gaza sia in corso un genocidio. Anzi, «delusa. Il Papa conosce l’effetto delle sue parole, soprattutto se messe per iscritto. La diplomazia vaticana è famosa per la sua cautela, quindi siamo di fronte a una scelta meditata e a una strategia chiara. Mi chiedo come mai tanta debolezza verso i regimi autocratici come Russia, Cina e Iran e così tanta determinazione verso uno Stato più piccolo della Lombardia che è sotto costante attacco dei vicini. L’unico nell’area dove i cristiani hanno eguali diritti e dignità».

Il Papa e l’antisemitismo

Dureghello, che parla in un’intervista a La Stampa, aggiunge che le parole del Pontefice «sono insidiose, perché legittimano una propaganda anti-israeliana basata su una campagna d’odio che ha effetti reali sull’aumento dell’antisemitismo». Mentre l’ambasciata di Israele che parla di genocidio è legittimata: «È la campagna filo-Hamas sul genocidio che ha lo scopo di delegittimare la memoria della Shoah paragonandola a una guerra, che per quanto atroce, come tutte le guerre, è ben lontana dal poter essere definita genocidio secondo le norme internazionali. L’intento di eliminare un popolo, al contrario, è di chi ha messo in campo l’attacco del 7 ottobre, che ricordo non era un semplice attentato, ma una dichiarazione di guerra a cui il giorno successivo si sono aggiunti Hezbollah e Houti con la regia del regime iraniano».

Il significato delle parole

E nel colloquio con Luca Monticelli Dureghello rigetta anche la tesi di Edith Bruck, secondo la quale il Papa non si è reso conto della gravità dell’affermazione: «Io penso che per formazione e caratura il Papa sappia bene il significato delle parole anche perché non è la prima volta che le pronuncia. Quando incontrò i famigliari degli ostaggi organizzò subito dopo un incontro con i parenti dei detenuti palestinesi e nell’incontro privato emerse che utilizzò la parola genocidio, salvo poi arrivare il saggio tentativo del segretario di Stato Parolin di mediare. Ma come si fa a paragonare civili rapiti, donne stuprate e bambini sgozzati con chi ha commesso crimini e viene arrestato?». Mentre è vero che il Papa ha condannato l’antisemitismo, ma non quello di oggi «che mette in pericolo il futuro degli ebrei di domani».

Il dialogo interreligioso

Infine, secondo l’ex presidente della Comunità ebraica romana «il dialogo interreligioso è prerogativa dei rabbini e spetta a loro valutare come procedere. Mi permetto di dire che per dialogare bisogna essere in due e in buona salute. Se l’Iran, Hamas e Hezbollah provano a distruggere Israele e in Europa gli ebrei subiscono pogrom come quelli di Amsterdam il rischio che corriamo è che non ci sia nessuno con cui dialogare un giorno».

Mentre che le dichiarazioni dell’erede di Pietro siano strumentalizzate «è un fatto. Un certo mondo arabo ha subito colto la palla al balzo e utilizzato le parole del Papa per fare campagna antisemita. A questo aggiungiamo il fatto che il Pontefice è il punto di riferimento per milioni di persone e le sue parole permeano nel tessuto sociale, nelle case delle persone, tra i giovani, tra i fedeli, senza sottovalutare che il Papa quando parla lo fa anche rivolgendosi agli altri capi di Stato, considerata la sua funzione».

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