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Il padre che dà uno spintone e salva la vita al figlio prima di morire in un incidente sul lavoro

fatmir isufi andi isufi incidente lavoro salva vita figlio
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Fatmir Isufi è morto a Torino schiacciato da una gru. Prima è riuscito a salvare Andi, 20 anni, da una morte certa

Fatmir Isufi, 51 anni, è morto schiacciato da una gru nel cantiere in corso Unità d’Italia a Torino lunedì 18 novembre. Nel cantiere lavorava anche il figlio Andi. Il ragazzo, sotto choc, è stato soccorso dai medici del 118. E ha raccontato che il padre nei suoi ultimi momenti ha capito il pericolo, si è girato verso di lui e gli ha dato uno spintone. Questo ha salvato al ventenne la vita. Entrambi, insieme ad altri tre colleghi, erano dipendenti della ditta bresciana Palingeo, che opera nel settore delle fondazioni speciali per le infrastrutture. Ed erano impegnati in un cantiere della Smat, Società Acque Metropolitane Torino. Che in zona sta realizzando un serbatoio di raccolta acque per i comuni della collina.

L’incidente sul lavoro

«Una gru era rimasta incastrata con la benna durante alcune manovre di scavo e così, per disincagliarla, è intervenuta un’altra gru che poi è crollata», spiega a La Stampa l’ingegner Paolo Romano, il presidente di Smat. Le operazioni si sarebbero protratte fino a quando era già notte. Poi, però, poco dopo le 19,30, un braccio della gru cingolata, manovrata dal responsabile del cantiere è crollato di schianto da un’altezza di molti metri. La pm Laura Longo è titolare dell’inchiesta e oggi sentirà proprio Andi. La procura ha aperto un fascicolo contro ignoti. Il cantiere non è stato sequestrato. Ma gli investigatori devono ancora appurare se le regole di sicurezza siano state rispettate. La sera della tragedia un parente degli Isufi ha gridato: «Avete rovinato due famiglie per un pezzo di ferro».

Andi e Fatmir Isufi

«Andi dov’è? Cosa gli avete fatto? Perché è successo tutto questo?», ha detto prima di andare in ospedale a trovare il ragazzo. Fatmir Isufi, di nazionalità albanese, era originario di Scutari, al confine con il Montenegro. Abitava ad Arcore con la moglie, la figlia Melissa e Andi. Lavorava da dieci anni come operaio specializzato. La famiglia era il suo primo pensiero. «Diciassette anni insieme pieni di felicità – scriveva nel settembre 2018, in un post dedicato alla moglie -. Speriamo di poter trascorrere ancora tanti anni insieme ai nostri amati figli».

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