Valditara incontrerà Gino Cecchettin ma non si scusa: «Le mie parole sulla violenza sulle donne sono state strumentalizzate»
«Non ho mai detto che il femminicidio è colpa degli immigrati. Sono state strumentalizzate alcune mie affermazioni». Nessun dietrofront del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il responsabile del Mimit, parlando oggi 20 novembre al Salone dello Studente di Campus a Roma, è ritornato sul suo intervento alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin che aveva suscitato polemiche perché aveva collegato «l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale» anche «a forme di marginalità e devianza, in qualche modo discendenti da immigrazione illegale». Parole che avevano lasciato quantomeno sorpresa anche la famiglia. La sorella di Giulia, Elena Cecchettin, ha preso pubblicamente le distanze mentre il padre Gino Cecchettin ha ammesso alcune divergenze col ministro e si è detto fiducioso in un incontro. Invito raccolto da Valditara: «Raccolgo molto volentieri l’invito ad un confronto con Gino Cecchettin, che ha sempre usato parole molto equilibrate. Credo che il comune scopo che condividiamo, cioè combattere contro ogni forma di violenza sulle donne, ci debba vedere tutti dalla stessa parte».
La difesa di Valditara
«Ho detto una cosa diversa, che nel nostro Paese è in atto un fenomeno di aumento delle violenze sessuali, che sono un altro fenomeno molto triste», sostiene il ministro. Che riparte dai dati e dalle sue parole: «I dati sono purtroppo inequivocabili e mi dispiace che qualcuno li abbia alterati o non li abbia conosciuti. C’è un aumento preoccupante delle violenze sessuali. E che cosa ho detto? Ho detto che a queste violenze sessuali contribuisce anche, è importante l’anche, la marginalità e la devianza conseguenti a una immigrazione irregolare. Allora non ho detto che è l’immigrato che è causa di questo, ho detto la marginalità e la devianza».
«Immigrati responsabili del 50% delle violenze sessuali»
E a proposito di dati, il ministro dell’Istruzione ne sfodera degli altri: «Se questo aumento di violenze sessuali, a cui partecipano in modo rilevante perché è evidente che se siamo quasi al 50% con una percentuale di immigrazione complessiva dell’8% circa, ma se andiamo a guardare i dati, sono in gran parte fenomeni legati all’immigrazione clandestina, irregolare, illegale e quindi i dati sono ancora più significativi». Da qui l’idea di agire su due binari: l’integrazione e il «controllo delle frontiere».
«Qualcuno mi ha detto che non era il luogo adatto»
«Prima di fare quell’intervento in registrata mi sono posto il problema se fosse l’occasione giusta», spiega Valditara. Che rivela un retroscena: «Qualcuno ha detto che non era il luogo adatto, era una opinione più che rispettabile, mi sono posto anch’io lo stesso problema». Ma il ministro è andato avanti comunque: «Il tema del femminicidio è un tema straordinariamente serio e straordinariamente importante e siccome quel convegno era straordinariamente serio e importante, ho ritenuto opportuno fare un discorso a 360 gradi che non fosse un discorso di circostanza». Non voleva fare «discorsi di circostanza», sottolinea, perché «quando si fanno discorsi di circostanza si rischia talvolta di dire o delle banalità o di cadere nell’ipocrisia». E invece ha fatto scoppiare le polemiche, tanto che è intervenuta anche Elena Cecchettin, la sorella della 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta.
«Mi sono stupito di essere stato così ferocemente attaccato»
Valditara si dice addirittura sorpreso degli attacchi ricevuti: «Mi sono stupito di essere stato così ferocemente attaccato quando illustri intellettuali di sinistra che godono meritatamente di grande rispetto all’interno del mondo della sinistra, come Massimo Cacciari, come Crepet, come altri, hanno detto un anno fa le stesse cose che ho detto io, cioè patriarcato vuol dire il potere del padre all’interno della società, all’interno della famiglia». Nel suo intervento, spiega, voleva mettere al centro il problema che il governo Meloni ritiene prioritario: «La cultura del rispetto». Che ora entra anche nei programmi scolastici: «Sono stato attaccato l’anno scorso perché avevo proposto un progetto che era facoltativo e pomeridiano. Ho inserito l’educazione alle relazioni o al rispetto. L’educazione al rispetto da quest’anno diventa obbligatorio, curriculare e mi spiace che qualcuno non se ne sia accorto. È la prima volta nel nostro Paese, nella scuola italiana».
La ricetta di Valditara per combattere la marginalità
Ma come si combatte la marginalità di cui parla Valditara: «Innanzitutto facendo quello che noi per primi abbiamo fatto, parliamoci chiaro: l’altra settimana abbiamo dato 13 milioni di euro alle scuole per avviare corsi di italiano per immigrati di prima generazione e questi 13 milioni vanno anche ai ragazzi immigrati clandestinamente perché nelle nostre scuole noi educhiamo, formiamo anche alla conoscenza lingua italiana anche immigrati clandestinamente nel nostro Paese».