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Codice Rosso: cos’è, quali reati ha introdotto e come tutela le donne vittime di violenza di genere

20 Novembre 2024 - 16:06 Ygnazia Cigna
codice rosso violenza sulle donne cos'è
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Approvato nel 2019, ha cambiato gli interventi legislativi per la lotta contro le donne con misure preventive e repressive: cosa prevede la legge n.69

Nel sistema giudiziario, e ancor più quando si tratta di violenza di genere, la rapidità di intervento è cruciale. In alcuni casi, per salvare vite. È su questa premessa che, nel 2019, il Parlamento ha approvato la legge n. 69, nota come Codice Rosso. Si tratta di un pacchetto normativo che ha introdotto una serie di misure pensate per offrire una protezione immediata alle vittime di abusi, maltrattamenti e stalking, ponendo al centro la necessità di ridurre i tempi tra la denuncia e l’intervento delle autorità. Il Codice Rosso non è stato pensato solo come una riforma procedurale, ma un messaggio forte che mira a spezzare i ritardi che in passato hanno esposto molte vittime a conseguenze drammatiche, tragiche.

Cosa succede dopo una denuncia con il Codice Rosso

Una delle modifiche legislative principali è la corsia preferenziale garantita alle denunce per reati di violenza domestica e di genere. La polizia giudiziaria, ricevuta la notizia di reato, è obbligata a informare immediatamente il pubblico ministero, anche oralmente. A partire da quel momento, il pm ha 3 giorni per ascoltare la vittima o chi ha presentato la denuncia. Inoltre, gli atti investigativi delegati alla polizia giudiziaria devono essere eseguiti senza ritardi. Per garantire il rispetto di questi tempi stringenti, la legge prevede che i procuratori della Repubblica possano revocare l’assegnazione di un caso a un pm, affidandolo a un altro magistrato in grado di intervenire tempestivamente.

Quali sono i nuovi reati ha introdotto il Codice Rosso

Prima dell’introduzione del Codice Rosso, molte denunce per violenza di genere restavano intrappolate nei meandri della burocrazia giudiziaria, esponendo le vittime a nuovi episodi di violenza, spesso con conseguenze irreparabili. La lentezza degli interventi, infatti, si traduceva in una vera e propria minaccia per chi era riuscito a trovare il coraggio di denunciare. Il Codice Rosso ha introdotto 4 fattispecie di reato:

  1. Diffusione non consensuale di contenuti intimi, comunemente (e impropriamente) definita «Revenge Porn». Questo reato è punito con la reclusione da 1 a 6 anni e una multa che varia tra i 5mila e i 15mila euro.
  2. Deformazione dell’aspetto della vittima con lesioni permanenti al viso, che prevede pene severe: da 8 a 14 anni di reclusione, o l’ergastolo qualora la vittima perda la vita.
  3. Costrizione o induzione al matrimonio, un crimine punibile con la reclusione da 1 a 5 anni, con aggravanti se la vittima è minorenne.
  4. Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima, reato sanzionato con pene da 6 mesi a 3 anni di detenzione. Per rafforzare la sicurezza delle vittime, il giudice può inoltre ordinare l’uso del braccialetto elettronico.

L’inasprimento delle pene nel Codice Rosso

Il Codice Rosso introduce misure più incisive per contrastare la violenza e tutelare le vittime, rafforzando gli strumenti cautelari e aumentando le pene per diversi reati. Tra le misure preventive più rilevanti, vi sono il divieto di avvicinamento, l’allontanamento immediato del colpevole dalla casa familiare e, nei casi più gravi, l’arresto preventivo. Parallelamente, le sanzioni per alcuni reati sono state significativamente inasprite. Per quanto riguarda la violenza sessuale di gruppo, la pena passa da un minimo di 6 a 8 anni e da un massimo di 12 a 14 anni. Il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi vede un incremento da un minimo di 2 a 3 anni e da un massimo di 6 a 7. Lo stalking, invece, passa da un minimo di 6 mesi a un minimo di 1 anno e un massimo che dai precedenti 5 anni arriva a 6 anni e 6 mesi. Anche la violenza sessuale subisce una modifica, con la pena minima che sale da cinque a sei anni, mantenendo il massimo di dieci anni. Nell’omicidio, invece, si amplia l’applicazione delle circostanze aggravanti, includendo anche quelle legate alle relazioni personali.

La violenza sessuale: un anno per denunciare

La legge prevede inoltre che le vittime di violenza sessuale abbiano più tempo per presentare querela: il termine passa da 6 mesi a un anno. Viene anche ridisegnato il sistema delle aggravanti, con un’attenzione particolare ai reati che coinvolgono i minori. Per i reati sessuali contro minorenni, la pena può aumentare fino a un terzo quando gli atti sono compiuti su minori di 14 anni in cambio di denaro o altre utilità, anche solo promesse.

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