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Giudice dispone indagine patrimoniale dopo il divorzio. La rabbia del giornalista Fedocci: «Ora gli sconosciuti sanno tutto di me»

21 Novembre 2024 - 16:28 Ugo Milano
enrico fedocci causa divorzio accertamento
enrico fedocci causa divorzio accertamento
Una giudice ha autorizzato l'accesso ai dati personali del giornalista di Mediaset Enrico Fedocci nell'ambito di una causa di separazione tra la sua attuale fidanzata e l'ex marito. In Parlamento interrogazione d'urgenza per Nordio

Un accertamento patrimoniale e finanziario a 360 gradi, di quelli che non tralasciano nemmeno le briciole. Niente di strano in una causa di separazione in cui il giudice, in questo caso la giudice Nicoletta Sommazzi del Tribunale di Como, sta tentando di determinare l’entità dell’assegno di mantenimento per i figli della coppia. Peccato che a essere sottoposto a quegli accertamenti sia stato Enrico Fedocci, giornalista televisivo di Mediaset nonché nuovo fidanzato della donna. E che lui, per quanto sia presente il legame sentimentale con la donna, con lei non abbia alcun legame giuridico, nemmeno di convivenza. «L’hanno fatto senza alcuna ragione, senza che io venissi informato di nulla, senza che fosse chiarita la mia posizione rispetto a questa donna», ha detto al programma Mattino 5 News di Mediaset. «L’ho saputo da lei, sennò non lo avrei mai scoperto».

Gli accertamenti «intrusivi»

Secondo quanto ha raccontato lo stesso Fedocci, a raccontare della relazione tra i due sarebbe stato proprio l’ex marito di lei: «La mia fidanzata ha confermato la relazione e la giudice ha disposto l’accertamento patrimoniale. Ha chiesto a lei quanto io guadagnassi, e si è arrabbiata quando lei non sapeva quanto io guadagnassi. Quindi ha disposto l’indagine della Polizia tributaria». La giudice Sommazzi ha infatti chiesto a Inps, Agenzia delle entrate e Centro per l’impiego di produrre «in giudizio la documentazione attinente la situazione lavorativa, previdenziale, reddituale ed economica». Indagini che potessero comprendere «ogni altra informazione utile sul patrimonio», tra cui gli estratti conto degli ultimi tre anni. «Ipotizziamo per assurdo che io giocassi compulsivamente online, questo si saprebbe attraverso l’estratto conto. Ma anche se io avessi una malattia che curo e ho periodicamente controlli in una clinica… si viene a sapere tutto», ha denunciato Enrico Fedocci al programma mattutino di Canale 5.

Nessun preavviso: «Una violazione della privacy»

A rendere la situazione ancora più paradossale il fatto che, come d’altronde è previsto dalla legge, Fedocci non sia stato avvisato di nulla. Di conseguenza non ha avuto la possibilità di contraddittorio né di impugnazione del provvedimento, che ormai è stato portato a compimento. Al giornalista milanese non è rimasto altro che, tramite il legale, presentare un reclamo d’urgenza al Garante della privacy per tentare di escludere l’utilizzo di suoi dati personali, ormai inclusi nel fascicolo. «I miei dati fiscali e bancari ormai sono i mano ad estranei. È assurdo. Se lei avesse inventato tutta questa storia per il marito e io fossi solo un amico che la ospitava, avrebbero fatto accertamenti invasivi della privacy su una persona che non c’entra nulla». Poi Fedocci ha aggiunto, con sarcasmo: «Le carte sul mio conto, consegnate alle parti, non riporterebbero il nome e il cognome del funzionario dell’Agenzia delle entrate che ha avuto accesso e trasmesso i miei dati. Perché? Per tutelare la sua privacy».

L’interrogazione parlamentare a Nordio

Sulla questione, anche grazie alla sua eco mediatica, il deputato di Forza Italia Enrico Costa ha presentato un’interrogazione parlamentare urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. L’ex ministro forzista ha chiesto chiarimenti al guardasigilli riguardo all’assenza di una notifica prima di accertamenti così invasivi, cosa che impedisce all’interessato di contestare l’atto istruttorio. E ha inoltre chiesto un intervento governativo per colmare lacune normative. Per cui, anche qui paradossalmente, una persona terza risulta avere «meno diritti di un indagato», ha sostenuto il professore di Diritto privato Arturo Maniaci. Enrico Fedocci non ha nascosto la sua rabbia: «Mi colpisce che una donna (la giudice, ndr) operi con una mentalità così patriarcale: vuole calcolare l’assegno di mantenimento sulla base del mio reddito, visto che la mia fidanzata ha solo un’unica entrata e nemmeno continuativa».

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