La “minaccia” di Giuseppe Conte al M5s: «O resta progressista o me ne vado»
Giuseppe Conte minaccia il Movimento 5 Stelle. Ed evoca le dimissioni in caso di sconfitta della sua linea politica all’Assemblea Costituente. «Mi sembra evidente che se dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership, mi farei da parte. Si chiama coerenza», dice in un’intervista a Repubblica. E nel colloquio con Carmelo Lopapa sottolinea che con l’Assemblea costituente del Movimento 5 Stelle «l’obiettivo è rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento».
Le radici
«Ci teniamo strette le radici dalle quali discende la radicalità delle nostre battaglie», spiega Conte per poi precisare che «nel 2021, raccogliendo centinaia di suggerimenti, ho elaborato e messo ai voti una carta dei principi e dei valori approvata a larghissima maggioranza dalla comunità degli iscritti. È un manifesto progressista che marca una distanza netta da questa destra che persegue la frammentazione dell’Italia, la mordacchia ai giudici, l’abbattimento degli equilibri costituzionali con una chiara deriva autocratica». Dunque, questo il ragionamento, «se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader». E se Beppe Grillo deciderà di presentarsi al Palacongressi di Roma, lui non lo teme: «Potrà partecipare liberamente all’assemblea».
Beppe
Anche se lui non si sente isolato: «Io ci metto sì la faccia ma combatto le nostre giuste battaglie accanto a tanti appassionati attivisti. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui ponendosi in contrasto con la comunità». Infine, dice Conte, nei confronti del Partito democratico «la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd, non sarebbe compatibile con il dna del M5S. Ho sempre ragionato di un dialogo da coltivare con le forze del campo progressista per valutare intese, stando sempre attento a difendere la nostra identità e le nostre battaglie».