«Google deve vendere Chrome», la decisione del Dipartimento di Giustizia Usa. Cosa potrebbe cambiare per chi usa il motore di ricerca
Google deve vendere il browser Chrome per mettere fine alla sua posizione di monopolista nella ricerca online. Questo è quanto sostiene il Dipartimento di Giustizia (DoJ) degli Usa di fronte al giudice del tribunale distrettuale del distretto di Columbia, l’unità amministrativa federale della capitale, Washington. Secondo il DoJ, equivalente del ministero della Giustizia, contestualmente alla vendita del programma per accedere al web, Google dovrebbe condividere dati e risultati di ricerca con i suoi concorrenti per i prossimi dieci anni, consentendo un’apertura del mercato che attualmente Menlo Park controlla per il 90%. Secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg citata da The Verge, Google dovrebbe anche fornire maggiori possibilità ai siti internet di decidere quali contenuti non possono essere utilizzati nei risultati mostrati dalla propria intelligenza artificiale.
Il monopolio di Google
Le richieste fatte dal DoJ allo stesso tribunale che all’inizio di agosto aveva stabilito che quello di Google è di fatto un monopolio, vanno oltre la semplice cessione di Chrome. C’è il divieto per Google di rientrare nel mercato dei browser per cinque anni e l’obbligo per la compagnia di vendere il suo sistema operativo mobile Android se altri rimedi non riusciranno a ripristinare la concorrenza. Il dipartimento ha inoltre richiesto che venga vietato a Google di acquistare o investire in concorrenti nel settore della ricerca online, in prodotti di intelligenza artificiale basati su richieste testuali degli utenti o in tecnologie pubblicitarie, altro settore di cui Google controlla una grossa fetta.
I pagamenti a Samsung ed Apple per favorire Google
Sono numerosi i modi in cui Google cerca di tenere gli utenti all’interno del proprio ecosistema. Tra questi ci sono pagamenti di miliardi di dollari elargiti ad Apple, Samsung e altri produttori di dispositivi elettronici per rendere il suo motore di ricerca quello predefinito. Inoltre, poiché Google facilita l’uso delle proprie mappe, del proprio servizio di email e della propria suite di creazione di documenti, Google mantiene gli utenti legati ai proprio prodotti, rendendo più difficile, per chi volesse, fare affidamento sulla concorrenza. La compagnia statunitense ha già affermato che si appellerà alla decisione. Intanto, a dicembre avrà un’occasione per presentare la propria controproposta.
Cosa cambierebbe per chi usa Google
«La proposta esagerata del DoJ va ben oltre la decisione di agosto. Danneggerebbe una serie di prodotti Google, oltre la ricerca, che le persone amano e trovano utili nella loro vita quotidiana. L’approccio del Dipartimento di Giustizia si tradurrebbe in un’ingerenza governativa senza precedenti che danneggerebbe i consumatori americani, gli sviluppatori e le piccole imprese e metterebbe a repentaglio la leadership economica e tecnologica globale degli Stati Uniti proprio nel momento in cui è più necessaria», ha risposto in post sul blog di Google Kent Walker, presidente degli affari legali e direttore finanziario della compagnia.