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Mandato di arresto per Netanyahu, gli Usa: «La Corte non ha giurisdizione». Crosetto: «Sentenza sbagliata, ma dovremmo applicarla»

21 Novembre 2024 - 20:06 Ugo Milano
mandato arresto netanyahu tajani biden usa corte penale internazionale
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In Italia Pd e M5s esprimono sostegno alla sentenza dell'Aia: «Roma si adegui alle decisioni». Tajani è cauto, «valuteremo con gli alleati», ma la Lega attacca la Corte penale internazionale: «Decisione filo-islamica»

Da una parte un «procuratore corrotto» che ha «agito in fretta», dall’altra un sostegno incrollabile alla Corte penale internazionale e alle sue sentenze «da rispettare e applicare». Se il sostegno di Washington a Israele sembra più solido giorno dopo giorno, l’Unione europea si allinea alla decisione del tribunale dell’Aia di spiccare mandati d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e per il leader del braccio militare di Hamas Mohammed Deif. Il governo italiano per ora non ha comunicato una linea ufficiale, va in ordine sparso. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è apparso più cauto, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha censurato la condanna del tribunale ma ha anche detto che se Netanyahu e Gallant «venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale». La posizione del leader forzista ha provocato le reazioni della opposizione, mentre la Lega liquida come assurda e filo-islamica la decisione della Corte. Secondo il procuratore Karim Khan si sarebbero tutti resi colpevoli di crimini di guerra e contro l’umanità a partire dal 7 ottobre 2023, il giorno degli attacchi di Hamas. Su questa decisione, con un’enorme eco politica e non solo, le potenze mondiali si sono spaccate a metà.

Crosetto: «Sentenza sbagliata»

«Io ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata», dichiara il ministro della Difesa durante la puntata di Porta a Porta in onda stasera su Raiuno. «Penso che hanno fatto una sentenza che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa con chi ha organizzato e guidato l’attentato che ha massacrato e rapito persone in Israele. Cioè quello per cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse», ha sottolineato Crosetto. Che però ha suggerito come dovrebbe comportarsi il governo Meloni in casa di un passaggio nella Penisola di Netanyahu e Gallant. L’Italia, in qualità di Paese che ha aderito alla Corte, dovrebbe di fatto arrestare i due politici non appena dovessero mettere piede in suolo italiano.

Tajani: «Valuteremo con gli alleati»

«Vediamo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto la Corte a questa decisione», è stato il commento del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, a margine del Business forum trilaterale a Parigi. Parole estremamente neutre, che confermano il sostegno all’operato della Cpi pur avanzando cautele: «Ricordiamo sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa scelta e come comportarci insieme su questa vicenda».

Le opposizioni

Più netta la posizione di Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Per il Pd «l’Italia ha il dovere di rispettare (la Cpi, ndr) ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni». Giuseppe Conte, leader del M5s, ha scritto sui social: «Uno sterminio che chiama a responsabilità non solo chi ha agito ma anche chi ha fatto finta di niente o non ha fatto abbastanza per impedirlo». E ha ribadito la richiesta di sanzioni ed embargo delle armi contro Tel Aviv: «Basta coperture politiche e militari per la follia criminale del governo israeliano». Dai parlamentari 5 Stelle delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato le parole più dure: «Scioccanti e vergognose le parole di Tajani, […] confermano il disprezzo del governo Meloni per il diritto internazionale e la complicità con un criminale di guerra».

L’Ue si schiera con la Corte: «Paesi vincolati ad attuare la decisione»

Le parole di Tajani riguardo a un futuro confronto con gli Stati vicini sembrano quasi immediatamente riprese dall’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, Josep Borrell. «La tragedia a Gaza deve finire, sarò sobrio nel mio commento», ha detto nella conferenza stampa congiunta con il ministro degli Affari esteri della Giordania Ayman Safadi. «Prendo atto della decisione della Cpi», ha poi aggiunto. Ricordando che la decisione «è vincolante e tutti gli Stati che fanno parte della Corte, che comprende tutti i membri dell’Ue, sono vincolati ad attuare la decisione della Corte».

Washington sostiene Israele: «Corte non ha giurisdizione»

Se anche Hamas ha approvato alla decisione della Corte («È un passo importante verso la giustizia, ma rimane limitato e simbolico»), la voce di Washington si è levata nuovamente contraria all’emissione dei mandati di cattura per Netanyahu e Gallant. «Gli Stati Uniti hanno chiarito che la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su questa questione», ha affermato un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. «Rimaniamo profondamente preoccupati per la fretta del procuratore di richiedere mandati d’arresto e per i preoccupanti errori procedurali che hanno portato a questa decisione». Già lo scorso 20 maggio il presidente americano Joe Biden si era dichiarato contrario all’accusa del governo israeliano.

La replica di Israele: «Cpi incoraggia il terrorismo omicida»

E mentre anche l’Argentina si schiera con Tel Aviv, sottolineando come la Cpi avrebbe «ignorato il diritto di Israele a difendersi», da Israele arrivano nuove repliche. Dopo la reazione di Netanyahu, che ha paragonato i mandati di cattura a «un moderno processo Dreyfus», il suo Ufficio ha accusato il procuratore Karim Khan di essere un «corrotto, che cercava di salvarsi la pelle dalle gravi accuse contro di lui per molestie sessuali». E ha etichettato i giudici come «prevenuti, motivati dall’odio antisemita verso Israele». Il premier Netanyahu, tramite la nota, ha poi ribadito la sua intenzione di non cambiare rotta: «Nessuna risoluzione anti-israeliana impedirà allo Stato di Israele di proteggere i suoi cittadini. Il primo ministro non cederà alle pressioni, non si tirerà indietro e non si ritirerà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi di guerra fissati da Israele all’inizio della campagna».

Anche Yoav Gallant è intervenuto sulla questione: «La decisione della Corte dell’Aja sarà ricordata per sempre: mette sullo stesso piano lo Stato di Israele e i leader assassini di Hamas e legittima così l’omicidio di bambini, lo stupro di donne e il rapimento di anziani dai loro letti». Una decisione, secondo il ministro licenziato dallo stesso Netanyahu, che «costituisce un pericoloso precedente contro il diritto all’autodifesa e alla guerra morale e incoraggia il terrorismo omicida».

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