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A scuola si insegneranno empatia e gestione dello stress: via libera alla legge che introduce «le competenze per la vita»

21 Novembre 2024 - 17:13 Ygnazia Cigna
scuola empatia competenze vita legge
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Le competenze non cognitive entreranno in via sperimentale nelle scuole medie e superiori: ecco cosa sono e cosa cambierà

Empatia, gestione delle emozioni e dello stress ora si insegnano a scuola. Con l’approvazione definitiva del Senato, dopo il via libera della Camera, la legge sulle competenze non cognitive è a tutti gli effetti realtà. Il provvedimento, approvato con 80 voti favorevoli e 47 astensioni, segna un importante passo avanti per la scuola italiana. L’obiettivo è aiutare gli studenti a sviluppare abilità essenziali per la vita quotidiana e il futuro professionale, puntando su capacità come l’empatia, la gestione dello stress e altre competenze utili per affrontare le sfide di ogni giorno. Le legge è un’iniziativa del centrodestra, nello specifico di Maurizio Lupi e Alessandro Colucci di Noi con l’Italia.

Life skills, cosa sono le competenze per la vita

Le competenze non cognitive, definite anche life skills dall’Oms, riguardano un ampio spettro di abilità, atteggiamenti e conoscenze che vanno oltre le tradizionali discipline scolastiche. Queste competenze sono essenziali per la vita quotidiana, oltre che per il successo professionale. Si tratta di qualità che ci permettono di relazionarci con gli altri, di gestire le nostre emozioni, di risolvere problemi e di adattarci ai cambiamenti che incontriamo lungo il cammino. Tra queste rientrano l’empatia, la gestione dello stress, la comunicazione efficace e il pensiero critico.

La sperimentazione nelle scuole

La norma prevede una sperimentazione triennale di queste attività, che partirà dal prossimo anno scolastico. La partecipazione sarà volontaria e inizialmente riservata alle scuole secondarie di primo e secondo grado. Il primo anno sarà dedicato alla formazione degli insegnanti, con fondi destinati a enti accreditati scelti direttamente dalle scuole. Questo periodo servirà a preparare i docenti a integrare le competenze non cognitive nel loro insegnamento quotidiano.

Nei due anni successivi, le competenze non cognitive saranno gradualmente introdotte nei programmi scolastici, seguendo la linea dell’autonomia scolastica, ma sempre con linee guida a supporto. Un monitoraggio costante, affidato a una commissione composta da esperti, docenti universitari e dirigenti scolastici in pensione, accompagnerà il percorso, garantendo che i risultati vengano valutati con attenzione. La valutazione si estenderà fino al quinto anno delle scuole superiori e al primo anno di eventuali percorsi universitari, per misurare l’efficacia a lungo termine di queste competenze nel processo formativo degli studenti.

Gli obiettivi della legge

L’introduzione di queste competenze nei programmi scolastici punta a sviluppare le capacità relazionali e psicologiche degli studenti, preparando una generazione più consapevole. L’obiettivo non è quindi solo accademico, ma soprattutto umano: formare cittadini capaci di collaborare, comunicare e affrontare la vita con equilibrio, creatività ed empatia. Si tratta di un nuovo approccio educativo che dà importanza a una crescita completa dell’individuo, che vada oltre la semplice acquisizione di conoscenze. Quanto agli obiettivi a lungo termine, la norma ha l’obiettivo di ridurre la dispersione scolastica, promuovere l’inclusione e offrire strumenti utili per affrontare con successo la vita adulta. «L’obiettivo è rendere gli studenti autonomi e consapevoli delle proprie scelte per costruire il loro futuro. La scuola non forma solo la mente, ma anche la coscienza», dichiara Ella Bucalo, senatrice di FdI e membro della Commissione Cultura e Istruzione del Senato. «I dati del 2024 mostrano una significativa riduzione della dispersione scolastica al 9%, soprattutto nelle regioni del Sud. Questo provvedimento rappresenta un passo concreto per affrontare il problema dell’abbandono scolastico, in linea con gli obiettivi del Pnrr», conclude.

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