Il mistero dello spartito di Chopin ritrovato alla Morgan Library di New York: «Forse un regalo per un amico»
Robinson McClellan, curatore del Morgan Library & Museum di Manhattan, quel giorno stava esaminando una collezione del defunto Arthur Satz, ex presidente della New York School of Interior Design, quando tra le mani si ritrovò uno spartito che in alto riportava un nome: Chopin. «Il brano, in La minore – ha spiegato McClellan – si distingue per la sua sezione iniziale molto tempestosa e cupa, prima di passare a una melodia malinconica più caratteristica di Chopin. Questo è il suo stile. Questa è la sua essenza. Sembra proprio lui». Immediatamente è scattato il lavoro di autenticazione di quel piccolo cartoncino, perché l’ultimo ritrovamento di un’opera certificata del compositore polacco risale ad oltre un secolo fa. Secondo le prime valutazioni la carta è risultata coerente con quella che Chopin preferiva per i manoscritti, e l’inchiostro corrispondeva a un tipo tipico dell’inizio del XIX secolo, quando Chopin visse.
Chi ha scritto il nome sul foglio?
Ma un’analisi della grafia ha determinato che il nome «Chopin» in cima al foglio è stato scritto da qualcun altro. Artur Szklener, direttore dell’Istituto Fryderyk Chopin di Varsavia, la capitale polacca dove è cresciuto il compositore, ha concordato che il documento è coerente con i tipi di inchiostro e di carta utilizzati da Chopin durante i suoi primi anni a Parigi e ha dichiarato: «Innanzitutto, non si tratta di un’opera completa, ma piuttosto di un gesto musicale, un tema intrecciato con trucchi pianistici piuttosto semplici che alludono a uno stile virtuoso. Musicalmente, il pezzo evoca lo stile brillante che ha reso Chopin un luminare del suo tempo, ma presenta anche caratteristiche insolite per le sue composizioni». Lui e altri esperti ipotizzano che il pezzo potrebbe essere stato un work in progress. Potrebbe anche essere stata una copia del lavoro di un altro, o addirittura co-scritto con qualcun altro, forse uno studente per un esercizio musicale. Jeffrey Kallberg, professore di musica all’Università della Pennsylvania ed esperto di Chopin che ha contribuito ad autenticare il documento, ha definito il pezzo un «piccolo gioiello» che Chopin probabilmente intendeva come regalo per un amico o un conoscente facoltoso. «Molti dei pezzi che ha regalato erano brevi, un po’ come “antipasti” per un’opera completa. E non sappiamo con certezza se intendeva che il pezzo vedesse la luce del giorno perché spesso ha scritto lo stesso valzer più di una volta come regalo». David Ludwig, preside della facoltà di musica della Juilliard School, un prestigiosissimo conservatorio di arti performative di Manhattan, concorda sul fatto che il brano presenta molti dei tratti distintivi dello stile del compositore. «Ha il carattere di Chopin, qualcosa di molto lirico e anche un po’ di oscurità». Ma Ludwig ha osservato che, se fosse autentico, lo spartito sarebbe uno dei pezzi più brevi conosciuti di Chopin. Il valzer dura meno di un minuto se suonato al pianoforte, come era nelle intenzioni di molte opere di Chopin.