I centri per il rimpatrio in Albania si svuotano: dopo gli agenti di polizia, pronti a rientrare in Italia anche gli operatori sociali
Prima le persone migranti, poi gli agenti di polizia, ora gli operatori sociali. I centri per il rimpatrio, voluti da Giorgia Meloni, si stanno svuotando. I dipendenti di “Medihospes”, l’ente gestore dei Cpr, lasceranno Schengjin e Gjader per rientrare in Italia entro il fine settimana. E a quanto si apprende non sarebbero previsti ricambi. Peraltro, ha denunciato altreconomia, a più di sei dall’aggiudicazione della gara, l’ufficio del Viminale non ha ancora siglato il contratto con la suddetta cooperativa di assistenza sociale e sanitaria che si è aggiudicata l’appalto da oltre 133 milioni di euro. Nonostante la smobilitazione, o «rimodulazione» come viene definita dall’esecutivo, dal Viminale fanno sapere che le strutture rimarranno operative e vigilate. Attualmente, sottolineano fonti del ministero dell’Interno, il personale è stato ridotto e varia in base alle esigenze del momento. Il contingente delle forze dell’ordine a regime doveva arrivare a 295 unità. Un numero mai raggiunto. Anzi, nei giorni scorsi ridotto quasi di un quarto. Della cooperativa rimarranno nei centri soltanto sette dipendenti, con ruolo amministrativo, e il personale albanese tra cui anche personale sanitario. L’operazione Albania, sottoscritta dalla premier italiana e il presidente Edi Rama, si è bloccata per effetto delle sentenze dei giudici, chiamati a pronunciarsi sui trattenimenti delle persone migranti. Si attende ora il 4 dicembre, quando la Cassazione dovrà decidere se i tribunali possono mantenere discrezionalità nella valutazione di un «Paese sicuro» o dovranno semplicemente attenersi alla lista del governo. Nel frattempo arriva l’inverno: gli sbarchi diminuiscono e l’ipotesi più plausibile è che non ci saranno nuovi trasferimenti (e trattenimenti).