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I precari della scuola e i ricorsi a valanga per avere la Carta Docente: «Risarcimenti medi da 1.000 a 3mila euro»

22 Novembre 2024 - 18:47 Ygnazia Cigna
docenti precari boom ricorsi vinti risarciti
docenti precari boom ricorsi vinti risarciti
Sono almeno 5mila gli insegnanti che hanno scelto le vie legali. Anief che segue i procedimenti: «Tutto gratuito, ma occhio ai tempi»

Il malcontento dei docenti precari esclusi dalla Carta Docente trova rivalsa in aula di tribunale. Migliaia di insegnanti a tempo determinato, si parla di almeno 5mila finora, hanno fatto ricorso contestando l’iniquità di un sistema che ha concesso ai soli docenti di ruolo il bonus annuale di 500 euro spendibile in cultura, computer e formazione. I ricorsi, ispirati da principi di giustizia e uguaglianza sanciti anche a livello europeo, non solo stanno dando ragione ai precari, ma li stanno anche risarcendo con somme significative. E così, migliaia di docenti a cui non era stato riconosciuto il diritto al buono, ora si ritrovano con risarcimenti da 1000 a 3mila euro. I casi e le sentenze attraversano tutta l’Italia, tutte le regioni, dal Veneto alla Sicilia, fino al Lazio.

Il caso di Treviso: 1.500 euro a un supplente

A Treviso, un insegnante con anni di supplenze alle spalle ha finalmente ottenuto giustizia. La sua storia è stata portata dinanzi al giudice del lavoro, che ha ordinato al Ministero dell’Istruzione e del Merito di riconoscergli 1.500 euro, più interessi. Per anni, il docente ha partecipato con dedizione alla vita scolastica, rispettando ogni obbligo professionale, ma senza ricevere alcun sostegno per il proprio aggiornamento. Il tribunale ha stabilito che la discriminazione basata sul tipo di contratto non è più accettabile.

Messina: il maestro e il peso di sei anni di attesa

La storia di un insegnante di scuola primaria di Messina, invece, racconta di un percorso più lungo e faticoso. Per sei anni, tra il 2018 e il 2024, ha collezionato supplenze annuali senza mai ricevere il bonus per la formazione, nonostante la professionalità e l’impegno portato avanti a lungo. A settembre, il Tribunale della città ha riconosciuto la palese ingiustizia, assegnandogli un risarcimento di 3mila euro. «È una questione di equità», ha motivato il giudice, citando i principi di non discriminazione sanciti dalla Corte di Cassazione. La sentenza, condannando il Ministero dell’Istruzione e del Merito a sanare il debito formativo, ha riconosciuto sei anni di vuoto che il maestro ha dovuto subire.

Vicenza: quattro supplenze e 2mila euro

Non meno significativa è la vicenda di una docente di Vicenza, che per quattro anni, dal 2019 al 2023, ha insegnato con contratti a termine. Il giudice ha accolto il suo ricorso e le ha riconosciuto 2mila euro, sottolineando che il suo lavoro era «comparabile» a quello di un collega di ruolo. Una sentenza divenuta un altro tassello nel mosaico delle rivendicazioni che stanno ridisegnando i diritti del personale scolastico.

La maestra di Foggia e 1.500 euro risarciti

Anche a Foggia, una maestra delle scuole primarie ha visto finalmente premiata la sua professionalità. Dopo tre anni di supplenze consecutive, ha fatto ricorso contro il Ministero sempre con il supporto del sindacato, ottenendo un risarcimento di 1.500 euro. Secondo il giudice, «la norma che preclude il diritto dei 500 euro per la formazione è incompatibile con l’ordinamento euro-unitario». Il riferimento è a quanto previsto dalla Corte di Giustizia europea.

Nocera Inferiore e Velletri

Anche nelle aule di giustizia del Salernitano, ad esempio a Nocera Inferiore, un’altra docente precaria che tra il 2019 e il 2023 ha svolto quattro annualità di supplenze si è vista finalmente riconoscere 2mila euro, più spese processuali. Storia simile a Velletri (Roma), dove un insegnante con cinque annualità tra il 2017 e il 2022 ha ottenuto 2.500 euro di risarcimento, oltre a 1000 euro per le spese processuali. In entrambi i casi, i giudici hanno ribadito che il principio di uguaglianza non può essere ignorato.

Il sindacato che segue i ricorsi: «Tutto gratuito, ma occhio ai tempi»

A sostenere tutti questi ricorsi è il sindacato Anief. «La presentazione del ricorso per recuperare la Carta del docente indebitamente sottratta ai precari è gratuito, ma va fatta entro i 5 anni dalla stipula del contratto a tempo determinato, pena la prescrizione. Farlo rappresenta un atto di giustizia verso se stessi e verso un’organizzazione scolastica che ancora troppo spesso si basa su norme non complete», dichiara il presidente Marcello Pacifico. «Tutti i precari con supplenze annuali, con contratto fino al termine delle lezioni oppure anche brevi e saltuari se stipulati in modo consecutivo, hanno pieno titolo a ricorrere al giudice del lavoro e recuperare i 500 euro l’anno e per chi ha svolto più supplenze anche fino a 3.500 euro più interessi», aggiunge il sindacalista.

Perché vincono i ricorsi

Ma perché hanno vinto tutti questi ricorsi? I giudici si sono basati su alcuni principi giuridici. Prima tra tutti, la Corte di Giustizia europea, con una storica ordinanza del 18 maggio 2022, ha stabilito che la discriminazione tra docenti a tempo determinato e indeterminato viola il principio di non discriminazione. A questa si è aggiunto il Consiglio di Stato, che ha ribadito l’obbligo di riconoscere il bonus formativo anche ai supplenti annuali. Più di recente, la Corte di Cassazione con una sentenza del 2023 ha fornito un ulteriore punto fermo, sancendo che la Carta Docente debba essere estesa a tutti i docenti con incarichi annuali o comunque fino al termine delle lezioni (30 giugno). Verdetti che hanno reso inevitabile la vittoria dei ricorsi, aumentando la pressione sul Ministero dell’Istruzione e del Merito. Non è un caso, infatti, che con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, il governo ha introdotto la Carta Docente anche per i supplenti con contratto fino al 31 agosto, un’apertura che ha rappresentato un primo riconoscimento politico di questo diritto dei precari. Ma questa decisione ha seguito un percorso tortuoso e diverse battaglie combattute nel settore scolastico. Un anno fa, infatti, il decreto Salva Infrazioni aveva inizialmente esteso il beneficio ai precari con contratti annuali, salvo poi rimangiarsi la parola, scatenando uno scontro tra ministero e sindacati. Nel frattempo, quel diritto negato è finito in tribunale e ora fioccano ricorsi su ricorsi, con tantissime vittorie portate a casa dai docenti precari.

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