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«Matilde Lorenzi è morta in una pista senza reti di protezione, perché i carabinieri dicono di no?»

22 Novembre 2024 - 07:41 Alba Romano
L'accusa degli ex campioni Paolo De Chiesa e Piero Gros

Matilde Lorenzi è morta in una pista senza reti di protezione. Anche se la procura di Bolzano afferma che la sua caduta è stata un incidente. A dirlo sono Paolo De Chiesa e Piero Gros, ex sciatori e campioni. Che chiedono giustizia: «Il caso dovrebbe essere riaperto. Perché dalla foto e dal video – girato da chi era sulla seggiovia in quel momento – si vede chiaramente che in pista non c’erano le reti B, quelle che permettono di contenere in un metro la caduta di ogni sciatore che scende a 60-70 chilometri all’ora. E allora perché i carabinieri hanno affermato il contrario?».

La contraddizione

A La Stampa Chiesa e Gros fanno notare che quanto riportato dai carabinieri contraddice anche la dichiarazione del direttore marketing dell’Alpin Arena Senales rilasciata all’agenzia Agi. «Non c’era nessun ostacolo – ha detto Stefan Hutter nei giorni scorsi-. Matilde si è infortunata sulla pista e poi è scivolata fuori, dove c’era solo neve e nessun sasso. Aveva già superato la parte ripida. La rete? In quel tratto non serve perché è pianeggiante». Ed è questo il nodo della questione come sottolinea ancora De Chiesa: «Nel video si vede bene che in pista non c’erano le reti B, quelle che permettono di contenere in un metro la caduta di ogni sciatore che scende a 60-70 chilometri all’ora. E allora perché i carabinieri hanno affermato il contrario?».

Il volo di Matilde

E De Chiesa sottolinea: «Nel video si vede bene che volo ha fatto Matilde. Hanno recuperato il suo corpo nel dirupo, dunque è volata fuori pista. Come si può dichiarare, senza l’autopsia, che le lesioni letali siano state provocate dall’impatto dopo la caduta sul tracciato e non dal volo fuori pista?». I due campioni dicono che «dobbiamo fare qualcosa per invertire la rotta. La questione ha anche un valore sociale. Nessuno degli atleti si è fermato in segno di lutto nei giorni dopo la sua morte, gli allenamenti sono andati avanti come se nulla fosse successo. Un fatto gravissimo a mio avviso, un segno della società di oggi, senza principi e senza punti di riferimento».

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